
Il corpo di Mercy Igbinova mentre viene portato via da Pian d’Alma
GROSSETO"L’assassinio si è consumato nel mondo della prostituzione". È un passaggio delle motivazioni con cui i giudici della Corte di Appello di Firenze hanno assolto Pasquale Stabilito, il cameriere di San Severo di Puglia, dall’accusa di avere ucciso Mercy Igbinova, la prostituta nigeriana di 25 anni trovata cadavere, uccisa da un colpo di pistola in fronte, nella pineta di Piand’Alma, ormai più di 22 anni, il 25 aprile del 2003. Ma allora chi ha premuto quel grilletto di una calibro 9 con cui è stata ammazzata la giovane? Chi nel mondo della prostituzione? Un uomo, nelle stesse motivazioni, viene descritto, qualcuno che era stato visto con lei poche ore prima del ritrovamento del cadavere. Possibile non si sia riusciti a dargli un’identità? Quello di Pian d’Alma è uno dei delitti irrisolti nella Maremma dei misteri. Non l’unico.
Ritrovamento. Il corpo della bella donna nigeriana, che si prostituiva lungo la strada delle Collacchie fu scoperto da una coppia di turisti che in quel giorno di festa, appunto il 25 aprile, era arrivata in provincia di Grosseto per trascorrere qualche ora in cerca di funghi. Invece si imbatté nel corpo adagiato in uno spiazzo in pineta, con la testa su un sasso, della bella ragazza che indossava jeans e maglietta bianca. Fu complesso anche risalire all’identità della vittima, in quanto clandestina e che abitava lontano da Punta Ala, tra Livorno e Pisa, e veniva in trasferta, probabilmente accompagnata dai suoi ’protettori’, o con l’autobus, come spesso accadeva alle giovani ragazze che si prostituivano nelle piazzole lungo le Collacchie.
Indagini. L’autopsia svelò che i colpi sparati furono due, quello letale alla testa, a distanza molto ravvicinata: quasi un’esecuzione, come se volesse essere un monito anche per altre. Aveva fatto qualche sgarro? Voleva uscire dal giro? Non lo scopriremo mai, probabilmente. Anche perché, diciamocelo, Mercy non aveva qualcuno che potesse combattere per la verità. E così dopo la svolta della confessione del cameriere di San Severo – condannato in via definitiva per l’omicidio della compagna Mirna Bartolini, avvenuto poco più di un anno dopo, nel 2004 a Roselle – arrivò la condanna all’ergastolo in primo grado e il ribaltamento in Corte di Appello. Il colpevole di Mercy, o i colpevoli – viene infatti ipotizzato che possa essere stata uccisa in un altro luogo e poi il corpo trasportato in quella piazzola vicino a un cespuglio e ai rifiuti – da 22 anni sono liberi di vivere.
Confessione fiume. Al termine del lunghissimo interrogatorio del 27 febbraio 2004, per l’omicidio di Mirna, Stabilito davanti a un attonito pm Paolo Calabria, si incolpò pure di ’altri efferati delitti’, tra cui quello di Mercy. Da qui l’apertura di un fascicolo a suo carico anche per il delitto della prostituta di Pian d’Alma. Furono comparati i bossoli che uccisero Mirna e quelli con cui fu ammazzata Mercy: erano compatibili, cioè con elevata probabilità potevano essere stati sparati dalla stessa pistola. E allora? Perché alla fine il cameriere di San Severo, che in effetti non spiegò mai chiaramente dove avesse recuperato la pistola, è stato assolto? Le ammissioni di Stabilito furono ritenute deliranti dai giudici fiorentini e la stessa procura generale allora ritenne che l’assassinio della lucciola di colore non potesse essere davvero l’ex cameriere. Nelle 19 pagine di motivazioni dell’assoluzione, la Corte ha spiegato che "le dichiarazioni rilasciate in tempi diversi sono contraddittorie, non solo fra di loro, ma all’interno di ciascuna di essa". Dettero invece credito alla ritrattazione del 21 luglio 2005, quando l’ex cameriere spiegò di essersi autoaccusato "per punirsi di quanto fatto a Mirna". I giudici fiorentini ritennero che "l’assassino di Mercy doveva essere cercato nel mondo della prostituzione". Se è stato fatto, non è stato trovato.