Cristina Crisci
Cronaca

Mangia insaccato e muore. Il produttore a processo

Secondo l’accusa fatale per la donna aver ingerito coppa con la listeria. I titolari dell’impresa adesso sono pronti a dare battaglia a suon di perizie

Il batterio avrebbe ucciso la cinquantenne residente nella zona di Città di Castello

Il batterio avrebbe ucciso la cinquantenne residente nella zona di Città di Castello

Arezzo, 12 giugno 2025 – Morì a marzo 2024 a seguito di una grave infezione contratta dopo aver consumato un insaccato di suino (la coppa) contaminato col batterio della Listeria; ora il tribunale di Perugia ha rinviato a giudizio l’imprenditore dell’azienda agricola di Arezzo che lo aveva prodotto.

Il reato ipotizzato è l’omicidio colposo perché, secondo la ricostruzione della Procura, l’azienda avrebbe “immesso in commercio insaccati di carne suina contenenti il batterio listeria in quantità superiore ai limiti” e così facendo, per “imperizia, negligenza e inosservanza delle norme”, avrebbe causato la morte di Assunta Cammarota, bidella di 63 anni.

Il decreto di rinvio a giudizio è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari Simona Di Maria che ha accolto la richiesta del procuratore Raffaele Cantone.

A fronte del rinvio a giudizio i familiari della vittima (figlio e marito), costituitisi parti civili e tutelati dall’avvocato Michela Paganelli, ribadiscono “la loro piena fiducia nell’operato della Procura, essendo riuscita a stabilire, grazie al contributo scientifico determinante degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali Umbria-Marche e Abruzzo-Molise, la correlazione filogenetica tra i ceppi analizzati”.

L’avvocato Paganelli in attesa del contraddittorio tra le parti, rivendica anche in questa fase “la consueta compostezza che ha, sin dall’inizio di questo doloroso percorso, contraddistinto l’atteggiamento della famiglia”. Il marito e il figlio della donna si sono costituiti parte civile sia nella qualità di prossimi congiunti direttamente offesi e danneggiati dal reato, sia nella qualità di successori universali.

La donna, originaria di Napoli ma da decenni residente a San Leo Bastia (Città di Castello, località che poi conduce verso la Valdichiana), era stata colpita da un gravissimo stato settico dopo aver contratto l’infezione da listeria manifestatasi con il consumo della coppa prodotta dall’azienda aretina.

Secondo quanto emerso, la donna aveva acquistato l’insaccato in un negozio di alimentari di Trestina e quello stesso salume era stato consumato anche dai suoi familiari.

Tanto che anche il figlio e il marito avevano accusato dei malori. Lei però purtroppo, anche a causa della sua pregressa condizione clinica, segnata da un mieloma che nel tempo l’aveva molto indebolita, aveva avuto necessità di un ricovero all’ospedale tifernate.

L’indagine era scattata immediatamente dopo la morte quando i medici dell’ospedale avevano isolato il batterio. L’azienda aretina è pronta a dare battaglia a suon di perizie per contestare la ricostruzione accusatoria.