
Un uomo era finito in terra, colpito alla testa con una croce in legno di una tomba (foto archivio)
"Siamo qua dalle 10.30 a sentire versioni diverse e confusionarie dei fatti. Non è un gioco. Cerchiamo di rispondere rapidamente senza dare più ricostruzioni differenti", il monito del giudice Alessandro Solivetti Flacchi ad un giovane testimone. "Ha già confermato di aver presentato una denuncia sapendo le persone innocenti", tuona ancora il giudice. Che dispone infine la trasmissione delle trascrizioni dell’udienza alla procura affinché valuti se ci sono estremi di reato.
Si è aperto ieri dibattimento del processo per una rissa avvenuta nei pressi del cimitero di Vescovado di Murlo il 2 maggio 2022 che vede imputate sette persone, a vario titolo, anche dei reati di lesioni, minacce e danneggiamento. Una vicenda intrigata, si capisce subito. "Sono arrivato là che c’erano 30-40 persone, eravamo due carabinieri", racconta un militare. Emerge che il 118 aveva comunicato l’intervento ma quando uno degli uomini in divisa era arrivato lì non aveva assistito ad alcuno scontro fisico. Tutto già finito. Era stata usata anche la croce in legno di una tomba per la rissa che viene evocata in più testimonianze del processo. Il cuore dell’udienza è la deposizione di una giovanissima, all’epoca dei fatti minorenne. Racconta che il suo ragazzo l’andava sempre a trovare una volta uscito da lavoro. "Ci siamo incontrati al cimitero – spiega -, all’inizio non c’era nessuno. Eravamo lì a fare le nostre cose quando arrivò un messaggio" sui social da una ragazza Voleva parlare con lei, sostiene, per una rappacificazione. Era stato risposto che si trovavano al cimitero, di raggiungerla lì. Dove era poi accaduto il parapiglia di cui non si riesce bene dal racconto in aula, almeno ieri, a ricostruire il filo conduttore.
Emergono flash. "L’ho presa per i capelli, ci hanno diviso", dice la giovane. Che poi si commuove e viene fatta una pausa di 5 minuti. Spiega poi di aver visto un legno in mano al suo ragazzo, racconta che "tornando da lavoro lui aveva con sè coltello e forchetta perché usati per mangiare". Si parla di sassi lanciati contro il giovane e il padre, lì al cimitero. Poi parla il figlio dell’uomo "ferito alla testa" con la croce di una tomba. Giudice e pubblico ministero Alberto Bancalà cercano di capire se fosse stata oprganizzata una sorta di ’spedizione’ al cimitero di Vescovado da parte di una delle due fazioni che si sono fronteggiate. E che adesso si trovano nei guai. Altri testimoni saranno ascoltati a luglio nella speranza di ottenere maggiore chiarezza.
La.Valde.