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L’arte come ripartenza. Dal teatro alle note rap. I detenuti ’in scena’

Al Teatro Cinema La Compagnia presentati i lavori dei carcerati. In sala c’erano i ragazzi delle scuole secondarie. E oggi si replica .

"Il teatro mi ha salvato, sono entrato in carcere nel 2012 e l’anno successivo stavo già recitando ‘Otello’" ha raccontato Robert, ex detenuto della Dogaia di Prato. "Il rap serve a far uscire quello che per troppo tempo hai lasciato dentro", ha invece detto Memphis di Firenze, che, grazie all’associazione Cat, ha incantato il Teatro Cinema La Compagnia. Queste sono solo due delle testimonianze che ieri mattina hanno preso vita sul palco di ‘Visioni Aperte: parole, immagini e suoni dal carcere’, e che hanno aperto la due giorni, che si conclude oggi con la seconda matinée, dedicata alla creatività nel carcere. Ieri mattina sul palco c’erano le associazioni che portano l’arte nelle prigioni di tutta la Toscana. In sala i ragazzi delle scuole secondarie, che hanno interagito con i rappresentanti delle associazioni e con i detenuti. Sullo schermo, invece, sono stati proiettati i contenuti di Metropopolare alla Dogaia di Prato, Sacchi di Sabbia Ets al Don Bosco di Pisa, Cat cooperativa sociale che è attiva nel Gozzini e nell’Ipm di Firenze. Oltre a loro, anche Krill Teatro di Sollicciano, Arci comitato Livorno che lavora a Le Sughere e il Teatro del Pratello attivo all’Ipm di Pontremoli. Tra i lavori che sono stati presentati: ‘Romeo + Giulietta, l’amore non uccide’, ‘Era Esopo’, e un divertente sceneggiato su ‘Ciò’, un uovo che compare e scompare dal nulla.

"Come Regione Toscana vogliamo costruire opportunità per le persone detenute – ha detto l’assessora regionale alle Politiche Sociali Serena Spinelli –, perché il carcere è sì il luogo dove si sconta una pena, ma anche dove si costruiscono le proprie opportunità di vita. I ragazzi porteranno con sé ciò che hanno trovato di importante, senza che gli diciamo cosa. Perché la nostra generazione ha già fatto troppi errori".

"Abbiamo visto delle persone che hanno una sensibilità particolare – ha detto Giuseppe Fanfani, Garante dei diritti dei detenuti della Toscana –, i detenuti abitano in strutture che hanno problemi eterni e per quanto riguarda le strutture Sollicciano è quello più grave, con pochi spazi per laboratori, da dedicare al lavoro oppure all’insegnamento".

Nel corso della giornata di ieri si sono svolti anche incontri focalizzati in particolare sul linguaggio del teatro e sull’importanza della cultura per il percorso di recupero dei detenuti, oltre alla proiezione del film ‘Telechapi’ a cura di Lanterne Magiche, che, insieme a Fondazione Sistema Toscana e al Coordinamento teatro in carcere, ha organizzato l’evento di ieri mattina.

Lorenzo Ottanelli