
È un piccolo mondo di ieri che cerca di rimanere a galla e di invertire la rotta del declino. Tra il nuovo che avanza e fa a spintoni c’è chi resiste e cerca di mettercela tutta pur di difendere un settore che ha fatto Firenze grande nel mondo. Ma le mutazioni dell’antiquariato non sono in fondo che il sintomo evidente di un più universale cambiamento del gusto. A rendere la portata del fenomeno, i numeri: solo a Firenze, nel 2009, c’erano 78 antiquari. Dopo 10 anni, nel 2019, sono diventati 60. Ben 18 botteghe di arte antica, e quindi il 23 per cento, ha gettato la spugna e abbassato la saracinesca. Lo stesso discorso per la provincia fiorentina. Secondo gli ultimi dati, nel 2009 erano 90 le imprese operanti nel settore, dopo 10 anni sono diventate 73.
Le ragioni di questa situazione, secondo gli addetti del settore, sono tante: il cambiamento del gusto, prima di tutto, la crisi economica che ha ridotto le disponibilità per beni non necessari, alcune norme troppo stringenti che limitano l’export. Ma Firenze, rispetto al resto d’Italia, non si arrende. E basta camminare in via Maggio e via dei Fossi per rivivere gli anni del bel tempo che fu. Proprio in questa direzione, è nata nel 2009 l’associazione via Maggio che ce la sta mettendo tutta per la riqualifica della propria via, conosciuta come l’antica via Maggiore, e che sta cercando di trasformare anche questo momento di crisi in un’opportunità.
"Abbiamo lanciato con l’uscita dal lockdown la nostra campagna social ‘Via Maggio c’è’ per raccontare la nostra strada e rivolgerci con i social anche a un pubblico diverso dal nostro, più trasversale - spiega Olivia Turchi, presidente dell’associazione -. Nonostante il momento abbiamo deciso di aprire tutti proprio per dare un segnale di speranza. Firenze è l’unica città al mondo in cui il commercio tradizionale resiste con ancora due strade a vocazione arte e antiquariato. In nessuna altra nazione esistono realtà simili con gallerie, botteghe e negozi. Il commercio dell’arte rappresenta ancora una eccellenza per la città ed andrebbe salvaguardato e promosso dall’amministrazione".
Via Maggio, infatti, resta una strada attrattiva per chi crede nell’antiquariato. Tra il 2019 e il 2020 sono cinque i nuovi indirizzi che hanno aperto la propria attività. Da aprile 2019 nel palazzo di Bianca Cappello c’è l’omonima galleria dove vengono esposti dipinti e sculture di epoca medievale. Poi dalle Marche sono arrivati Roberto Ducci e Andrea Baffioni Venturi, la Tobian Art Gallery e Antichità Messeri che ha spostato qui la sua attività di Borgo San Frediano. La settimana scorsa, invece, due imprenditrici fiorentine hanno deciso di sfidare la crisi da coronavirus e hanno aperto l’Atelier Rangoni. "Gli oggetti d’arte – prosegue Turchi - non passeranno mai di moda, bisogna saperli riproporre consapevoli che le case, la cultura, il gusto e la vita sociale sono cambiati. Fortunatamente oggi c’è un ritorno al decorativismo, la ricerca del "fatto a mano" e del "pezzo unico" e quindi anche l’oggetto di antiquariato sta nuovamente "tornando di moda" tra chi non cerca la banalità dello stile minimal che ha uniformato abitazioni e gusti in questi anni".
Per Luca Tonini, presidente Cna Firenze, "manca il ricambio generazionale nella clientela: il cliente tipico dell’antiquario, l’amante del bello, è anagraficamente circoscritto ed il nuovo pubblico latita perché è intervenuto un cambiamento socio-culturale che ne ha cambiato gli interessi. Occorre intercettarlo e stimolarlo al bello".