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La vigna urbana che accende il sogno delle Donne Fittipaldi

Maria e le quattro figlie conquistano il mondo dell’enologia. Dalla famiglia è nato un team di successo tutto al femminile.

La vigna urbana che accende il sogno delle Donne Fittipaldi

Sulla collina che si affaccia su San Niccolò, a pochi passi da piazzale Michelangelo, cresce la loro “vigna urbana“, la prima di Firenze. Ma intanto le Donne Fittipaldi proseguono la loro avventura nell’universo del vino mettendo a segno un altro traguardo con la loro azienda agricola di Bolgheri, associata al Consorzio Doc Bolgheri e Doc Bolgheri Sassicaia. È così che dalle loro cantine esce DF rosso 2020, un blend di Malbec al 60% e Cabernet Sauvignon al 40%. Ed eccole ancora tutte insieme come un vero team, con Maria Fittipaldi Menarini, alla guida dell’azienda e al suo fianco le quattro figlie Carlotta, Giulia, Serena e Valentina: "Il risultato è un vino dal colore rosso rubino carico e brillante, dagli intensi profumi di piccoli frutti di bosco accompagnati da note floreali e una piacevole speziatura dolce" racconta Maria Fittipaldi Nenarini, seguita attentamente dalle sapienti mani di quel maestro di pubbliche relazioni che è Gianni Mercatali.

La storia di questa passione condivisa dalla famiglia nasce quasi quasi 20 anni fa, nel 2004, quando le Fittipaldi Menarini decidono di acquistare terreni a Bolgheri e impiantare vigne e olivi, indirizzandosi verso una produzione con i vitigni bordolesi che hanno dimostrato di offrire risultati qualitativi altissimi in questo angolo di Toscana: Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Petit Verdo.

Da allora le Donne Fittipaldi non si sono più fermate. Col tempo hanno aggiunto il Malbec, uno dei vitigni storici di Bordeaux, di cui vengono piantati quasi 2 ettari. Da queste uve nasce ‘5’ Frizzante Ancestrale Costa Toscana Rosato Igt e il Malaroja. Ma il Malbec ha dimostrato di essere un eccellente partner del Cabernet Sauvignon, del Cabernet Franc e del Merlot. Ecco così il DF rosso 2020. "In una grande terra di vini rossi – prosegue Maria – non poteva mancare un grande bianco", ed è per questo che viene impiantata una varietà autoctona toscana come l’Orpicchio.