
di Titti Giuliani Foti
Nadine Sierra sarà Violetta Valéry; Alfredo Germont sarà Francesco Meli; Leo Nucci Plácido Domingo (2, 510) si alterneranno per Giorgio Germont, Caterina Piva come Flora Bervoix: benvenuti al Maggio Fiorentino che riprende la stagione lirica il 17 settembre (poi il 22, 24, 28 settembre; 5 ottobre ore 20; e il 2 ottobre ore 18) con il titolo iconico del melodramma italiano: "La Traviata" di Verdi nel nuovo allestimento con la regia firmata Davide Livermore. Sul podio Zubin Mehta che dirigerà il coro e orchestra del Maggio di Lorenzo Fratini. Una "Traviata" per una nuova lettura a partire dalla locandina, con il manifesto grafico ispirato a "La belle de jour" di Buñuel. "Questa opera è la più pucciniana in termini di storyboard– spiega Livermore –. Ci sono riferimenti particolari. Non è una storia assoluta che può essere presa e spostata facilmente. Bisogna sapere tener conto di una contemporaneità ben ristretta. Noi registi cadiamo spesso in inutili provocazioni: a volte per una sorta di sensazionalismo che fa più presa", dice ancora il regista. Una storia rivisitata che parte dalla riduzione teatrale del romanzo di Alexandre Dumas jr e sviluppa il dramma della cortigiana Marguerite Gautier, modellata sulla vera Marie Duplessis, che sfida le convenzioni borghesi e cerca una redenzione. "Verdi ha scritto per la propria contemporaneità – continua Livermore, direttore del Teatro Nazionale di Genova che ha lavorato come direttore di scena per i principali teatri italiani – anche perchè era un contemporaneo e ha scritto con i costumi della contemporaneità che sono stati censurati tre giorni prima della prima messa in scena perchè il pubblico non si rivedesse in questa storia che parlava d’amore e andava al di là delle apparenze e delle ipocrisie della società. Per dire che l’amore è sempre il più rivoluzionario". Una "Traviata" ambientata nel ’68. "A mio avviso si sposava a questo periodo in maniera rivoluzionaria. Il nostro mestiere passa dalla partitura, e non ci divertiamo a dire: come la facciamo strano oggi? E invece non la facciamo strano mai: è capitato che l’idea possa avere un po’ prevaricato la narrazione. D’altronde bisogna pure fargli fare un mestiere al regista".
Non pensa alle reazioni sulla sua lungimiranza e modernità? "Abbiamo inserito un meraviglioso preludio aperto, sospeso, dolorisissimo, per raccontare la doppia faccia di Violetta e dove siamo: cioè in una casa di tolleranza, in un luogo di incontri e tutti lo capiremo perfettamente". Da vedere.