Tranquilli, torna la fettunta. Sarà abbondante, e sarà anche molto buona. "Annata di una volta", così stima la produzione di quest’anno Fabrizio Filippi, presidente del Consorzio per la Tutela dell’Olio extravergine toscano Igp. Si parla di un raccolto sui 140-150mila quintali, nell’Oliveto Toscana: intendiamoci, cifre lontane dai 180-200mila quintali degli anni d’oro, ma in ogni caso un più 35-40 per cento rispetto al disastro dell’anno passato.
E questa volta senza macchie di leopardo, anzi "con una prospettiva di raccolto omogenea per tutta la regione". Che poi, parliamoci chiaro: alla fine la quantità totale di olio potrebbe essere ancora maggiore, perché la stima si fa sulle rese attuali, piuttosto basse, di poco superiori al 7% per colpa del gran caldo di agosto, che ha frenato la crescita dei frutti, sì, ma "se da un lato – spiega ancora Filippi – ha messo a dura prova le piante, dall’altro è stato determinante per combattere la mosca, che oggi potrebbe ricomparire perché il freddo notturno non c’è, ma i danni veri li fa a luglio quando prova cascola e spaccatura delle olive".
Quindi aspettiamo a tirare le somme, in omaggio al vecchio detto "o tutte olive o tutto olio: chi raccoglie e frange più tardi avrà forse meno carica fenolica, ma di sicuro maggiore quantità di prodotto finale.
La cartolina dell’Oliveto Toscana è insomma illuminata da un bel sole, perché il Consorzio Igp vale 20-25mila quintali, e quindi mette sul mercato una bottiglia su cinque di tutto l’olio prodotto in Toscana, e tiene ad ampia distanza le altre quattro Dop regionali – Chianti Classico, Terre di Siena, Lucca, Seggiano – forte dei suoi 8.500 operatori (sui 50mila totali) di cui il 40% sono donne e 7 milioni di piante iscritte che conferiscono olive ai 370 frantoi della Toscana, da cui esce il 95% dell’intera produzione certificata della regione, a rappresentare il 40% dell’export di tutti gli oli a denominazione d’Italia, per metà in Usa e Canada.
Cifre che il Consorzio ha fornito ne presentare le stime sulla campagna di raccolto, e anche gli assaggi dei primi imbottigliati, che fanno intuire una grande qualità, con la spiccata presenza del classico piccante, dei sentori di carciofo e foglia di pomodoro. Certo, i problemi non mancheranno, "in presenza di tanto prodotto – dice Filippi – la grande distribuzione pretende subito il calo del prezzo, che all’ingrosso non potrà scendere sotto i 10,50-10,60 euro al litro". Vale a dire, per un olio certificato, 15-16 euro la bottiglia da 750. E allora le risposte possibili sono due: l’attenzione dei governi e la promozione.
Al primo obiettivo non è sorda la Regione Toscana, che per bocca della vicepresidente e assessora all’agricoltura Stefania Saccardi, da sempre sensibile alle eccellenze produttive dei nostri campi, promette sostegno finanziario per chi sceglie la via della meccanizzazione dell’oliveta ma anche della trasformazione (i frantoi) e investimenti su tutta la filiera, compreso il tema dell’irrigazione tra nuovi invasi e risparmi grazie all’agricoltura di precisione, oltre alla ricerca di cloni nuovi resistenti al cambio di clima anche in ottica di impianti intensivi "purché realizzati con cultivar toscane".
Borsa chiusa insomma per olive come la spagnola arbequina o la ragusana. Per la promozione, invece, il Consorzio sta per partire con una campagna che avrà come testimonial Luisanna Messeri, cuoca tv arcinota a chi ama la cucina toscana. E con Airo, l’Associazione dei Ristoranti dell’Olio, sempre attiva anche sul piano della formazione, fornirà a venti ristoranti selezionati in tutte le province toscane, come spiega la presidente Marta Mugelli, olio che diventerà esperienza nel piatto "ben descritta in modo da creare un circolo virtuoso tra domanda e offerta".