
La ’tendata’ in San Marco: "Fuori la guerra dall’ateneo"
di Mattia Lupini
"Fuori la guerra dall’università". È questo il grido lanciato ieri in piazza San Marco da centinaia tra studenti e professori universitari durante la manifestazione in favore della Palestina. Sulla scia di quanto accaduto prima nei campus americani, anche Firenze è scesa in campo al pari di altre città italiane tra cui Bologna, Torino, Milano e Roma. I manifestanti si sono ritrovati verso le 9 di mattina, prendendo il controllo della piazza e disponendo gazebo, bandiere e striscioni in favore della causa palestinese.
"Mai più parte attiva". Così i presenti, per la maggior parte ragazzi universitari, si sono schierati sotto il rettorato decisi a far sentire la propria voce alla rettrice Alessandra Petrucci dell’università di Firenze. "Siamo qua per chiedere la fine degli accordi con gli atenei israeliani, con i quali teniamo rapporti di ricerca dai risvolti bellici come evidenziato dalla relazione che l’università intrattiene con la Leonardo Spa, azienda operante nel settore degli armamenti - dice Giovanni del Fronte Giovani Comunisti -, non rimarremo in silenzio di fronte allo scandalo del bando di cooperazione scientifica con Israele e non lasceremo il presidio fino a quando non avremo una risposta".
Le tende hanno così popolato la piazza in memoria dell’anniversario della Nakba, l’esodo palestinese, avvenuta nel 1948. Una storia che va avanti da tempo, ricordata e sostenuta soprattutto da chi negli anni non ha smesso di lottare. Così oggi accanto alla focosa gioventù non mancano coloro che per anni hanno portato avanti quelle stesse battaglie ideologiche: "È importante per tutti essere qua oggi – sostengono le manifestanti della prima ora Annamaria Mori e Marusca Brezzi -, abbiamo vissuto molte giornate come questa nei decenni passati, oggi però sembra essersi disperso quel sentimento che accomunava proprio la nostra generazione, oramai rinchiusa in sé stessa".
Sulla ringhiera della statua di Manfredo Fanti è stato appeso uno striscione in memoria della giornalista Shireen Abu Akleh, uccisa due anni fa nel campo profughi di Jenin in Cisgiordania. Sono proprio i professori universitari e dottorandi presenti a ricordare la sua dipartita, prendendo parola contro i crimini di guerra e opponendosi al sostegno dello ‘scolasticidio’ perpetuato da Israele.