La sentenza già scritta. Indignazione fra le toghe. Il caso potrebbe finire al Csm

La Camera Penale si riunirà per valutare se denunciare quanto accaduto. Intanto accertamenti interni del tribunale: "Forse un appunto del tirocinante" . .

La sentenza già scritta. Indignazione fra le toghe. Il caso potrebbe finire al Csm

La sentenza già scritta. Indignazione fra le toghe. Il caso potrebbe finire al Csm

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Indignazione, sdegno e pure amara ironia nell’ambiente giudiziario, fiorentino e non, nel giorno della pubblicazione della notizia della sentenza già scritta ancora prima della discussione, rinvenuta dal difensore dell’imputato nel fascicolo del dibattimento. Ma anche possibili risvolti disciplinari per i giudici che avrebbero “anticipato“ la sentenza di condanna nei confronti di un marocchino a processo per maltrattamenti in famiglia.

La Camera Penale fiorentina, presieduta dall’avvocato Luca Maggiora, prossimamente si riunirà in assemblea e deciderà se fare una segnalazione al Csm. In merito all’accaduto si è mossa anche la presidente del tribunale Marilena Rizzo, che ha chiesto una relazione al presidente del collegio su quanto accaduto in aula lo scorso 14 febbraio. Al Corriere Fiorentino, la stessa Rizzo ha dato un’interpretazione dell’accaduto: "Logica vuole, visto che ancora i giudici non si sono riuniti in camera di consiglio, che quello scritto sia l’idea di uno dei tre magistrati o l’appunto di un tirocinante". La “bozza“ del dispositivo, recante la data dell’udienza precedente di ottobre, che l’avvocato Filippo Viggiano ha rinvenuto nel fascicolo prima che cominciasse l’ultima udienza - quella in cui avrebbero preso la parola prima il pubblico ministero per le sue conclusioni, poi il difensore dell’imputato -, è però pressoché identica - anche se senza firma - a un dispositivo “ufficiale“. Con tanto di stemma di Stato, intestazione di Tribunale e sezione penale, generalità dell’imputato, calcolo della pena (cinque anni e sei mesi) e pure le sanzioni accessorie. L’avvocato Viggiano ha presentato un’istanza di ricusazione dei giudici del collegio, ma gli stessi giudici si sono astenuti dal pronunciare la sentenza.

Ma il caso non è rimasto dentro i confini del palagiustizia di Novoli. L’Unione Camere Penali Italiane, a sostegno dei colleghi fiorentini, denuncia che quanto accaduto qui, "costituisce una evidente gravissima violazione del diritto di difesa e delle più elementari regole del processo" e che "tale modo di amministrare la giustizia denota una visione del processo penale in cui le ragioni della difesa vengono intese alla stregua di un inutile orpello a cui si possa tranquillamente rinunciare, con conseguente oltraggio del ruolo e della funzione del difensore".

Ironico il commento della Camera Penale del Piemonte Occidentale di Torino: "Il tribunale di Firenze ha dimostrato "pieno rispetto di una nuova forma di contraddittorio" scrivendo una sentenza "prima della discussione delle parti".

"Con questa abile mossa - si legge in un comunicato - il tribunale della città che fu di Dante riesce nell’impresa di superare il tribunale della città che fu di Vittorio Alfieri (quello di Asti - ndr) che si limitò a pronunciare la sentenza senza attendere le parole dell’avvocato a difesa dell’imputato. Il collegio astigiano, a questo punto, deve scalare al secondo posto nella speciale classifica del mancato rispetto delle regole processuali". Per i penalisti subalpini il tribunale di Firenze ha sgomberato "ogni dubbio sulle pretestuose velleità delle Camere penali di riforma dell’ordinamento giudiziario volta a ottenere la separazione delle carriere dei magistrati".

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