BARBARA BERTI
Cronaca

La poesia del Piccolo Principe al Tuscany Hall

Da stasera in scena lo spettacolo, tratto dal celeberrimo romanzo, in equilibrio tra prosa, musical, arte circense e installazione

La poesia del Piccolo Principe al Tuscany Hall

di Barbara Berti

A ottant’anni dalla pubblicazione, la storia più letta e amata di tutti i tempi, diventa un’incredibile show. Al Tuscany Hall di Firenze, da domani al 5 marzo (ore 21, tranne la domenica alle 16 e il sabato doppio spettacolo 16 e 21) va in scena "Il Piccolo Principe" di Antoine de Saint-Exupéry, spettacolo teatrale diretto da Stefano Genovese e prodotto da Razmataz Live Nonostante sia il libro più tradotto dopo la Bibbia (oltre 500 lingue e dialetti) che ha venduto più di 200 milioni di copie in tutto il mondo (19 milioni solo in Italia), "Il Piccolo Principe" è una storia che tutti conoscono ma nessuno ricorda. Questa è la prova che il concetto che ribadisce l’autore corrisponde a verità: gli adulti non pensano mai alle cose veramente importanti.

Quali sono le cose importanti? Sono quelle che gli adulti ci hanno insegnato da bambini e che abbiamo dimenticato diventando adulti. Spetta quindi al Piccolo Principe, eterno bambino, rinfrescarci la memoria. E stavolta lo fa in un modo molto speciale, con uno spettacolo mai visto prima. Lo show è una rappresentazione unica nel suo genere, che si snoda attraverso gli innumerevoli linguaggi che la narrazione, la musica, il canto, la scenografia e, più in generale, la performance offrono.

In equilibrio tra prosa, musical, arte circense e installazione, ogni significato, ogni personaggio, ogni snodo della vicenda attinge al codice più adatto ad arrivare allo spettatore. Perché alla fine le verità sono semplici e diventano assolute proprio in virtù della loro essenzialità. Le immagini – come sosteneva lo stesso Antoine de Saint-Exupéry – aiutano a non dimenticare, a rendere reale ciò che, se fosse solo raccontato, non sarebbe creduto. Un pensiero molto attuale, estremamente all’avanguardia in un’epoca in cui ancora la fotografia era agli albori, quasi a predire l’importanza che essa, un secolo dopo, avrebbe iniziato ad avere nelle vite di ciascuno di noi.

"Ciascuna scena non si ferma agli occhi o alle orecchie o all’olfatto – racconta il regista Stefano Genovese –.Quelli sono solo porte sensoriali per arrivare alla destinazione finale: il cuore di ogni spettatore". Fedele allo stile dell’opera originale, nel mettere in scena "Il Piccolo Principe", Genovese ha deciso di non lasciare alle parole il ruolo centrale, ma di affidare il racconto all’immaginazione, traducendolo in un’esperienza evocativa che solo il teatro, per sua stessa natura, è in grado di restituire. Perché "tutti gli adulti sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano".