
La piaga cyberbullismo Filmano le angherie al compagno di classe e le condividono in chat
FIRENZE
Le angherie al compagno di scuola più debole sarebbero state filmate e condivise in una chat comune di whatsapp. Così, la derisione si moltiplicava: prima il dolore per le botte unito alla vergogna di subire in classe, davanti a tutti, poi pure l’onta della condivisione virale tra amici e coetanei.
Ma quello che accade in un istituto tecnico superiore di Firenze - di cui non diffondiamo il nome a tutela della presunta vittima - è giunto all’orecchio della polizia postale di Firenze.
Gli 007 del web, nei giorni scorsi, hanno bussato alla porta di tre studenti di quindicisedici anni con altrettanti mandati di perquisizione firmati dal procuratore minorile Ersilia Spena.
Sono usciti da quelle abitazioni (situate a Firenze e in provincia) con gli smartphone dei ragazzi indagati. Saranno analizzati a caccia di video, foto, conversazioni scambiate in chat attinenti all’ipotesi di reato per cui la procura degli under 18 procede: il cyberbullismo.
Nel caso specifico, vengono contestate le minacce e le lesioni aggravate. Segno che, se le accuse saranno confermate nel corso delle indagini, le derisioni al compagno di classe talvolta non si sono fermate alle parole - che pure possono ferire, soprattutto i ragazzi -, ma sono andate addirittura oltre.
"Abbiamo chiesto di essere sentiti dal pubblico ministero perché il mio assistito intende chiarire al più presto la sua posizione", dichiara l’avvocato Sabrina Del Fio, difensore di uno dei tre studenti indagati.
Intanto, prosegue il lavoro della polposta. Di interesse investigative vengono ritenute alcune chat di gruppo su whatsapp (una delle quali intitolata “.... ne busca“) dove sarebbero circolati file che documenterebbero, forse, quanto accaduto il 25 gennaio scorso, probabilmente in classe, in uno dei momenti di pausa della lezione.
Ma oltre all’episodio specifico, è il fenomeno che preoccupa. Già tre anni fa, nella sua relazione in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, l’allora procuratore capo Antonio Sangermano faceva notare che "la violenza come ‘metodo relazionale’ è la chiave di volta per analizzare il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo, laddove la prevaricazione si nutre dell’isolamento, della denigrazione dell’altro, della messa in ridicolo del più debole, del più fragile, della persona vulnerabile". Oggi, la situazione non è migliore. Dall’ultima fotografia fatta dal procuratore generale Luciana Piras, la conferma che "tale fenomenologia criminosa trova preferenziale contesto di realizzazione in ambito scolastico". "Si tratta di una manifestazione della devianza minorile particolarmente insidiosa e grave, laddove attinge per lo più minori ritenuti particolarmente vulnerabili, e perciò discriminati, vessati, isolati e messi in ridicolo da gruppi di ragazzi che si coalizzano con l’obiettivo di demolire psicologicamente un loro coetaneo".
stefano brogioni