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La maxi gara del trasporto pubblico. I pm: "Tanti errori ma nessun reato"

Chiesta l’archiviazione per tre filoni e sedici indagati. Tra loro l’ex governatore Rossi e i vertici di Autolinee .

La maxi gara del trasporto pubblico. I pm: "Tanti errori ma nessun reato"

FIRENZE

Tre filoni, sedici indagati, ma per tutto il medesimo destino: la richiesta d’archiviazione.

L’inchiesta sulla maxi gara per il trasporto pubblico toscano su gomma s’affloscia. I pubblici ministeri Luca Turco e Antonino Nastasi, nonostante 20mila pagine di indagini della guardia di finanza, intercettazioni telefoniche e ambientali, non intravedono "una ragionevole previsione di condanna" e liquidano in tre pagine tre anni e passa di lavoro sul discusso ’’lotto unico’’ da 4 miliardi. Forse ci sarà un altro round davanti al gip: promette battaglia - tecnicamente: opposizione all’archiviazione - l’avvocato Pier Matteo Lucibello, legale di Mobit, consorzio battuto nella maxi gara del 2015 che aveva segnalato, con un esposto, le proprie perplessità su alcuni passaggi dell’assegnazione.

Esposto che aveva dato luogo a una prima tranche d’indagine che aveva visto l’iscrizione, con l’accusa di falso e turbativa d’asta, di funzionari regionali, commissari di gara e anche dell’ex governatore Enrico Rossi. "Molteplici sono le anomalie, i vizi degli atti amministrativi, gli errori individuati nel corso della procedura", scrivono i pm nella loro richiesta d’archiviazione. Ma "tali anomalie appaiono prive di caratteristiche ingannatorie o artificiose e, dunque risultano inidonee ad integrare il ’’mezzo fraudolento’’ diretto ad alterare il regolare funzionamento e la libera partecipazione alla gara".

L’indagine aveva investito anche Autolinee Toscane fino ai suoi vertici francesi. Le informative della guardia di finanza rispetto all’analisi del piano presentato da At avevano posto dubbi sui costi del personale, il margine operativo lordo e il riequilibrio del Pef (piano economico finanziario). Ma una consulenza, affidata al commercialista Poggiali, "pur confermando talune criticità, non consente di individuare condotte fraudolente", sostengono ancora i pm.

Gran parte della richiesta di archiviazione si concentra su un episodio che riguarda presunte pressioni che l’ex assessore regionale Vincenzo Ceccarelli avrebbe operato su At per ’sponsorizzare’ l’azienda aretina Tiemme Toscana Mobilità nell’ottica di alcuni servizi di trasporto in subappalto. “Contro“ Ceccarelli - e gli altri due indagati, il presidente di Tiemme Massimiliano Dindalini e il dg Piero Sassoli - alcune intercettazioni di colloqui riguardante l’interessamento dell’attuale consigliere regionale Dem per Tiemme. Ma l’induzione indebita ipotizzata, "non può affermarsi con ragionevole certezza che vi sia stata", conclude la procura, "benché Ceccarelli abbia manifestato ai rappresentanti di At un interesse a mantenere una continuità amministrativa e operativa della Tiemme nella sede di Arezzo e abbia avanzato una richiesta affinché Dindalini e Sassoli fossero assorbiti dalla società aggiudicatrice dell’appalto".

"Vincenzo Ceccarelli ha accolto con immaginabile soddisfazione la notizia", commenta il suo legale, l’avvocato Umberto Schiavotti. "Un’iniziativa, però, che era attesa, stante la sua consapevolezza di non aver commesso mai nulla che avesse un qualche rilievo penale. Tanto più che l’ipotetica contestazione nasceva esclusivamente dal tenore di alcuni colloqui intercettati nel corso dell’attività d’indagine ed intercorsi tra due altri indagati (anche per loro chiesta archiviazione). Colloqui in cui vengono interpretate affermazioni asseritamente rese da Ceccarelli, proponendo gli interlocutori intercettati una loro chiave di lettura senza che, mai, il diretto interessato sia stato sentito effettivamente profferire quelle frasi nel corso dell’attività d’indagine. Un “de relato”, quindi, cui si aggiunge la personalissima interpretazione di chi riferisce. Detto ciò, in conclusione, la circostanza che l’iniziativa volta all’archiviazione provenga da due magistrati di cui è notoria l’esperienza e la competenza, è motivo di grande serenità per quanto attiene al futuro sviluppo del procedimento".

ste.bro.