La lettera T come Tempo

La letteratura offre una dimensione temporale indipendente, in cui il tempo può scorrere in modo diverso rispetto alla vita. Può essere usato per creare uno spessore romanzesco, sospensioni, avanzare a scatti o in modo circolare. Il tempo è una dimensione dell'anima, e la letteratura lo esprime in modo unico.

Il tempo in letteratura ha una sua specifica dimensione, scorre in maniera diversa rispetto al tempo della vita. Con una frase breve, un romanzo può farci fare un salto di ore, di giorni, di mesi, di anni o addirittura di secoli… un viaggio in una dimensione temporale del tutto indipendente. In letteratura ci sono a volte situazioni in cui il tempo scorre seguendo il tempo della vita, anche se l’azione si svolge un’altra epoca, in un "tempo passato".

Ci sono momenti in cui il tempo avanza a scatti. Ci sono frasi brevissime che fanno fare alla storia un grande salto in avanti, trascinando il lettore lungo la linea del tempo, come faceva ad esempio Cechov in alcuni dei suoi racconti, riuscendo a creare in poche righe uno "spessore" romanzesco. Ma con poche parole possiamo anche essere proiettati in avanti. Ci sono poi momenti di sospensione in cui pochi secondi di vita interiore di un personaggio si prendono lo spazio di diverse pagine, e in questo il grande maestro era Proust. A volte invece il tempo narrativo avanza a scatti, attraverso piccoli dettagli in successione e brevi frasi che elencano l’avanzare nella vita di un personaggio lungo una giornata, o lungo una settimana, o un mese, a volte anche lungo un tempo assai più lungo (nel cinema si chiama "sequenza montaggio"), e spesso si usa per mandare avanti la storia tra due avvenimenti che verranno raccontati nel dettaglio. Poi c’è quel tempo "circolare" che si usa quando si vuole raccontare – con l’imperfetto – le abitudini quotidiane di un personaggio, tutto ciò che si ripete di continuo… fino a che a spezzare la routine non interviene il passato remoto (o il presente). Riguardo al "tempo narrativo", si può anche usare il tempo presente, anche se a mio avviso si deve trovare la storia adatta, la storia che "lo richiede", oppure si può usare questa coniugazione in certi momenti narrativamente "adatti", anche in un romanzo che procede lungo il consueto sentiero del passato remoto. Come dicevamo in altre lettere dell’alfabeto, si può fare tutto, anche raccontare una storia usando il futuro (così come si può affrontare la seconda persona, al posto della terza o della prima), basta che non sia una scelta artificiale, studiata a tavolino per creare sorpresa o essere originali a tutti i costi. Il tempo, diceva Sant’Agostino, è una dimensione dell’anima, e in letteratura questa verità viene a galla.

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