Quello che a mio avviso non deva mai succedere in letteratura? Che la scrittura voglia brillare di luce propria, correndo il rischio di inquinare o addirittura di nascondere la storia che sta raccontando. Certo, le parole ci danno la possibilità di entrare nella storia di un romanzo, ma una scrittura che brilla abbaglia lo sguardo, si prende tutta l’attenzione, dunque è di ostacolo all’immedesimazione, alla possibilità del lettore di vivere i sentimenti e le emozioni dei personaggi. I romanzi belli non sono composti da tanti gioielli, da frasi imbellettate una accanto all’altra, ma da mattoni murati insieme uno sopra l’altro a formare la parete della storia. Non prendono valore dalle sentenze (magari anche belle), dalle frasi gnomiche giustapposte, ma dai passi del narratore lungo il sentiero, accompagnati dalla musica delle parole, dallo sguardo sulle cose che illumina la storia con frasi semplici… frasi che prese da sole non hanno in sé un gran valore, ma nel contesto diventano emozionanti e rivelatrici. Usando un altro esempio, possiamo vedere la scrittura come una catena fatta di tanti anelli uguali, nessuno mancante e nessuno doppio, e soprattutto nessuno dorato.
A volte, leggendo un romanzo con la scrittura che brilla, mi viene da dire: per favore, puoi metterti un po’ da parte, così magari riesco a cogliere la storia nascosta sotto le parole? Per me la scrittura dovrebbe farsi dimenticare, fare finta di non esistere, essere soltanto la finestra che ci permette di affacciarci sul territorio della storia. Affidandosi unicamente alle belle frasi da lodare, uno scrittore rischia di non togliersi mai di torno, di compiacersi della frase ben riuscita ed "efficace, di far vedere come è capace di dominare la lingua, e insomma di essere sempre presente nelle proprie pagine (che nel momento della lettura non dovrebbero essere più sue, ma del lettore). Come dire: mentre finge di raccontare una storia, in realtà sta parlando a se stesso e di se stesso, si sta specchiando nella pagina per vedere quando è bravo… Quando invece lo scrittore dovrebbe scomparire dietro il proprio romanzo. La cosa più bella è quando il lettore si dimentica di avere un libro in mano e anche che quel libro è stato scritto da qualcuno, vivendo la bellissima sensazione di essere entrato in una sorta di magico mondo che gli permette di osservare le vicende umane senza essere visto.