ELETTRA GULLÈ
Cronaca

La frase della prof in aula finisce con la querela

Bufera sul commento a una studentessa con disturbi di apprendimento costretta in Dad da un infortunio. I genitori vanno dall’avvocato

di Elettra Gullè

Una frase infelice, pronunciata da un’insegnante del liceo artistico Alberti-Dante durante una lezione a distanza, rischia di finire in un’aula di tribunale. Accade tutto in classe, in un’ora di inglese. L’obiettivo, forse, era spingere la ragazza (un’alunna 14enne che chiameremo Sara, ndr) – costretta a casa per via di una distorsione al ginocchio, infortunio tra l’altro avvenuto a scuola – a tornare quanto prima in classe, fra i suoi compagni. Ma il risultato, dicono i genitori, è stato ben altro. "Smetti di stare a casina a coccolarti la gamba – dice il 5 marzo scorso l’insegnante alla studentessa, peraltro fragile per disturbi specifici dell’apprendimento –. Vieni a scuola. Ti vogliamo vedere in presenza". E poi lo scivolone: "Vedi di farti accompagnare a scuola – aggiunge la docente – sennò ti spezzo pure l’altra gamba". Una registrazione della lezione che la ragazza è autorizzata a fare proprio per via delle sue difficoltà.

Parole pesanti (l’audio è peraltro ascoltabile sul sito Internet de La Nazione) che ai genitori sono apparse anche minacciose. Talmente tanto che oggi verrà depositata una querela da parte dell’avvocato Silvia Ciampolini. I genitori della giovane, Stefano Patti e Raffaella D’Ambra, in un primo momento hanno cercato di risolvere la questione rivolgendosi alla scuola, in cui tra l’altro la mamma insegna. "Siccome non siamo riusciti a ottenere nulla né scrivendo alla preside né all’Ufficio scolastico, ecco che siamo arrivati a fare quel che non avremmo mai pensato", dicono. Così il caso è finito nelle mani degli avvocati Pierluigi D’Antonio e Francesca Meniconi. Nella registrazione si sente anche una compagna che dice: "Ma questa è cattiveria…". Di fronte a quelle parole Sara ha chiuso l’audio ed è scoppiata in un pianto a dirotto. Quella mattina era a casa, sola. "Mi ha chiamato – racconta la madre – e mi ha raccontato quel che era successo. Sono rimasta impietrita". Il padre della ragazza, anche lui docente, ma all’Accademia, non ci ha pensato un attimo. E ha subito scritto alla dirigente Rita Urcioli.

"Non avendo risposta, ho inviato una mail all’Usr ed all’Usp, che però mi ha invitato a rivolgermi all’istituto, per via dell’autonomia scolastica" riferisce il genitore. Nel frattempo la mamma ha parlato con la preside. "Se fossero arrivate delle scuse e se la questione si fosse chiarita con un sereno confronto, tutto sarebbe finito lì. Di fronte al silenzio, però, abbiamo deciso di procedere – dice D’Antonio –. Ho scritto sia alla scuola che all’Usr e al ministro Bianchi. Ho ricevuto solo, il giorno dopo, una stupita telefonata dalla preside. Le ho chiesto se avesse preso provvedimenti, ma mi ha risposto di no". La studentessa è tutt’ora in Dad perché la gamba non migliora. "Solo l’idea di tornare in classe la spaventa, ma non vogliamo assolutamente che cambi liceo".

Da parte sua, la dirigente Urcioli ribatte che "non è vero che la scuola non abbia fatto nulla. Abbiamo svolto un’indagine interna, convocato un consiglio straordinario e sentito la psicologa della ragazza. C’è un procedimento in corso. Quelle frasi sono state estrapolate da un contesto da chiarire meglio".