La difesa di zio Marlon: "Stavo molto con Katama sono innocente". Il nonno chiede rispetto

Il fratello del papà tra i cinque indagati per sequestro di persona "Non c’entro niente con i borsoni, il racket e la sparizione". Adelfo Chicllo attacca: "Accanimento sulla mia famiglia".

La difesa di zio Marlon: "Stavo molto con Katama sono innocente". Il nonno chiede rispetto
La difesa di zio Marlon: "Stavo molto con Katama sono innocente". Il nonno chiede rispetto

Lo sguardo basso, il volto dai contorni puerili, un cappellino per cercare di coprire gli occhi increpasti da venature. "Non c’entro niente con la sparizione di Kata", esordisce così il 19enne Marlon Edgar Chicllo, lo zio paterno della piccola Kata, ovvero il fratello di papà Miguel. Poche parole masticate e tremolanti sono il primo gemito alla stampa di un personaggio che, fino a ieri, era rimasto nell’ombra. Marlon è tra i cinque indagati per sequestro di persona della bambina di 5 anni scomparsa lo scorso 10 giugno dall’ex hotel Astor di via Maragliano, a Firenze.

"Non c’entro con i borsoni e con la sparizione di mia nipote", continua il giovane peruviano appena fuori dai cancelli della foresteria Pertini, a Sorgane dove vive dal giorno dello sgombero. "È vero: vedevo molto spesso Kata, le nostre famiglie si aiutavano, a volte gli davo da mangiare e facevamo a turno con Abel (l’altro zio ndr)", continua. "E l’ultima volta che ho visto Kata è stata la mattina della sua sparizione", spiega ancora.

Accanto a Marlon rimane vigile il nonno di Kata, Adelfo Chicllo, che ci tiene anche a chiarire la posizione sua e della famiglia: "Noi siamo estranei al rapimento – tuona –, in Italia eravamo felici perché finalmente la famiglia si era riunita. Mentre adesso siamo stanchi, perché sono tre mesi che non arrivano notizie sulla bambina".

E ancora: "Tre mesi nei quali la mia famiglia è stata perseguitata anche sul posto di lavoro. Vengono i giornalisti, ma noi non sappiamo nulla, abbiamo già detto tutto ciò che sapevamo. Kata ci manca e stiamo sempre male. Non riusciamo a dormire, non mangiamo, siamo disperati", conclude il nonno.

Quanto al racket delle stanze nell’ex hotel, Marlon, come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Angelo Antonio Pezzuti il 5 agosto, che puntava il dito sul fratello e su Abel, fa marcia indietro: "Non ho mai detto che mio fratello e Abel controllavano il racket delle stanze – specifica il ragazzo –, ho solo detto che anche loro avevano acquistato delle camere".

Il 10 giugno scorso, le telecamere che puntano sul cancello di via Boccherini, hanno ripreso tre persone (oggi indagate) che uscivano con un borsone e due trolley, oggetti "che per dimensioni avrebbero potuto occultare la bambina", dice una nota del procuratore aggiunto Luca Tescaroli. Adesso, con una consulenza tecnica, i magistrati cercheranno in queste valigie del dna: l’obiettivo è compararlo con quello della bambina, acquisito tramite alcuni suoi effetti personali.

C’è qualche legame tra i cinque indagati? "Non so chi siano gli altri coinvolti – nega Marlon –, non ho mai avuto a che fare con loro. So soltanto che sono innocente". Qualche elemento in più è invece a disposizione del nonno, che si cela però dietro il rispetto del lavoro delle forze dell’ordine. "Non posso dire cosa penso ci sia dietro alla sparizione di Kata – conclude l’uomo –, ci sono delle indagini in corso. Ma spero davvero che la piccola sia ritrovata".

P.M.