
La conferma del procuratore: "Alcuni operai morti erano irregolari in Italia". L’Asl un mese fa: cantiere sicuro
Brandelli, corpi dilaniati a tal punto da rendersi necessario il dna per un riconoscimento certo. Ma anche "diverse criticità" nel cantiere di via Mariti, a Firenze, diventato la tomba di cinque operai, di cui uno ancora disperso, un paio di questi risultati, "dalle prime verifiche", in una "condizione di irregolarità" sul territorio nazionale.
Parole del procuratore capo Filippo Spiezia che ieri ha aggiornato la stampa sulle indagini relative al crollo della trave nel cantiere per la costruzione del nuovo supermercato Esselunga. Spiezia ha accompagnato più volte i sostituti Francesco Sottosanti e Alessandra Falcone, titolare del fascicolo per omicidio colposo plurimo e crollo colposo al momento contro ignoti, nei sopralluoghi in via Mariti effettuati finora.
Sulla dinamica del crollo "è prematuro dire qualcosa", ha dichiarato Spiezia, ma "il dato molto empirico che ci siamo fatti da un primo sopralluogo è che vi fossero diverse criticità, che abbiamo constatato nel momento in cui ci siamo portati nel cantiere". Criticità che riguarderebbero la giungla di appalti e subappalti ma anche la trave crollata portandosi dietro le strutture prefabbricate che avrebbe dovuto sorreggere, travolgendo i cinque operai.
La posizione da verificare sarebbe quella della vittima Bouzekri Rahimi, operaio nato in Marocco 56 anni fa. Alla polizia, il suo permesso di soggiorno risulta rifiutato nel 2020. Mentre un altro lavoratore deceduto, Mohammed El Farhane, 24 anni, ha impugnato il diniego, datato 17 gennaio gennaio 2023, a un’istanza di protezione internazionale presentata a Brescia.
"Diverso è il discorso di completamento delle verifiche per quanto riguarda le posizioni contrattuali e quanto altro – ha aggiunto Spiezia – quindi l’accertamento che sto comunicando è limitato a un dato di mera corrispondenza tra la posizione di queste persone e il rispetto delle norme in materia di ingresso sul territorio nazionale". Nell’ultima ispezione della Asl al cantiere, avvenuta il 12 gennaio, non erano emerse irregolarità, come ha spiegato il direttore del dipartimento di Prevenzione Renzo Berti. "E ce n’erano state di precedenti", ha detto.
Gli otto operai rimasti coinvolti nel cedimento della trave (tre sono ricoverati a Careggi non in pericolo di vita), risultano in rapporti di lavoro con tre ditte. I loro corpi sono stati straziati dal peso del cemento venuto giù alle 8.52 di venerdì. "Il problema – ha spiegato ancora Spiezia – è di abbinare i nomi ai corpi, quindi si è iniziata anche una complessa attività di identificazione su ciò che resta di questi poveri operai". L’attività di identificazione, in corso a medicina legale, "è stata avviata con l’ausilio di esperti e richiede competenze specifiche, anche di tipo genetico perché questi corpi sono davvero in condizioni drammatiche". Dopo che sarà recuperata anche l’ultima salma, la procura assegnerà l’incarico per l’autopsia. Potrebbe essere il momento in cui si materializzeranno i primi avvisi di garanzia. O forse no. "Noi siamo profondamente rispettosi delle garanzie che competeranno ai soggetti da indagare – ha concluso il capo della procura –. Il punto è che in questi giorni la nostra polizia giudiziaria ha svolto un gran lavoro nell’immediatezza del fatto e per il reperimento di tutte le fonti probatorie, quindi siamo in attesa di ricevere le prime comunicazioni. Ci riserviamo di leggere e di verificare queste comunicazioni per poi assumere determinazioni. Quindi siamo per la celerità ma anche per il pieno rispetto delle garanzie".