MARCO
Cronaca

La cena romantica a lume di candela. Sette anni dopo il primo incontro

Arianna chiese ad Edoardo dove fossero diretti, era una sorpresa che poteva facilmente immaginare

Vichi

Dove andiamo?” chiese Arianna, con gli occhi che brillavano. Era una domenica di fine di giugno, con il cielo di un blu scandinavo. Erano le giornate più lunghe dell’anno. "È una sorpresa, ma forse te lo puoi immaginare" disse Antonio, arrivando in fondo a viale Petrarca. Quando imboccò la salita di Poggio Imperiale, Arianna gli mise una mano sulla gamba, con il sorriso sulle labbra.

“Forse ho capito” disse.

“Anche secondo me” disse lui. Sì, Arianna aveva capito… Avevano deciso di festeggiare il settimo anniversario del loro incontro, e Antonio la stava portando nel ristorante dove erano andati a cena per la prima volta, il Battibecco, a Impruneta. Anche allora era giugno. Si erano conosciuti pochi giorni prima, a una cena da amici. Erano seduti vicini. Si erano stati simpatici, si erano scambiati i numeri di telefono, e una sera lui l’aveva invitata a cena… al Battibecco, appunto. Lei si ricordava bene quei momenti, a tavola, con in mezzo una bottiglia di rosé dei Balzini infilata nel secchio del ghiaccio. Antonio era timido, impacciato, e lei pensava: che carino, lo preferisco impacciato che galante, e così aveva capito che poteva innamorarsi.

Avevano cenato nel giardino del ristorante, un bel prato verde disseminato di pini alti alti, dai quali scendeva la luce piacevole di molte lampadine che sembravano stelle. Di quella sera di sette anni prima Arianna ricordava bene anche gli occhi di Antonio, il suo sguardo che “esprimeva” più delle sue poche parole… Ecco, anche quella cosa le era piaciuta, il fatto che Antonio non parlasse molto. Non si pavoneggiava, non cercava di raccontare i suoi lati migliori, non si rappresentava, come di solito facevano i ragazzi al primo appuntamento. Antonio parlava con gli occhi, e di certo anche lei aveva nello sguardo una luce che non si poteva nascondere. Eh sì, anche se sembra una frase poetica, è proprio vero che gli innamorati si parlano con gli occhi, pensava Arianna, mentre continuavano a salire verso Impruneta. Quella prima volta, quando erano arrivati al dolce, avevano cominciato a cercarsi le mani sulla tovaglia, a sfiorarsi, a sorridere per un nonnulla. Avevano finito la bottiglia e avevano bevuto un aleatico dell’Elba. Dopo cena erano andati a casa di lei, un appartamento in centro dove già da qualche anno lei viveva da sola, e quella notte avevano dormito assai poco…

Dopo meno di un anno erano andati a vivere insieme, e dopo altri nove mesi era nata una bellissima bambina, Costanza, che in quel momento stava sfogliando un librino sul sedile posteriore. Costanza aveva preso da suo padre, che poteva tranquillamente leggere anche sopra un autobus lungo una strada piena di curve, senza avere la nausea. Miracoli di Madre Natura.

“Tutto bene amore?” le chiese la mamma.

“Sto leggendo…” disse Costanza, tutta seria. Vedeva spesso i suoi genitori con un libro in mano, e voleva anche lei essere adulta.

“Cos’è che leggi?” La mamma lo sapeva benissimo, glielo chiese solo per scambiare due parole da donna a donna.

“La storia della lepre e della volpe che diventano amiche… Ora però voglio leggere.” In realtà sarebbe andata in prima elementare a settembre, e non sapeva ancora leggere. Guardava solo le figure, ma riusciva ugualmente a ricostruire la storia, così come nel basso medioevo i contadini riuscivano a conoscere la vita dei santi attraverso gli affreschi delle chiesette sparse nelle campagne.

“Mi racconti la storia?” disse Antonio, sapendo già la risposta.

“Dopo sì, ora leggo” disse la bambina, che aveva un certo caratterino.

“Va bene, scusa… Hai fame?”

“Uffa… sì…” disse Costanza, continuando a sfogliare il suo librino. Arianna sorrise.

“Ha ragione, non si deve disturbare chi sta leggendo” disse, fingendo di parlare con il babbo. La bimba sbuffò e continuò a guardare le figure.

Poco dopo arrivarono al Battibecco. Il cielo era ancora chiaro, si poteva contare su un’altra ora di luce. “Ho fame” disse Costanza, mettendo via il librino. Parcheggiarono, imboccarono il vialetto e sbucarono davanti al ristorante. Li accolse il capo sala.

“I signori hanno prenotato?”

“Sì…”

“Da questa parte, prego.” Il capo sala li accompagnò al loro tavolo.

“Grazie…” Si sedettero, e per la bimba vennero portati dei cuscini.

1-continua

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