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La bolla degli invisibili Il caso dei migranti con disturbi psichici "Pochi spazi per i fragili"

Firenze mette a disposizione 8 posti per chi soffre di disagio mentale. L’assessora Funaro: "Il governo rischia di smantellare il sistema".

La bolla degli invisibili Il caso dei migranti con disturbi psichici "Pochi spazi per i fragili"

Invisibili. Sui barconi prima, per il sistema di accoglienza poi. Invisibili come le loro patologie mentali: non diagnosticate, molto spesso ignorate. Sono i migranti affetti da disturbi psichici, frutto dei traumi provocati dalla rotta affrontata, o eredità di un disagio pregresso, non riconosciuto nel Paese di origine. Invisibili, ma non a tutti. In viale Belfiore, infatti, la cooperativa “Il Girasole”, che gestisce parte dell’accoglienza a Firenze e in Toscana, ha dato cittadinanza in una palazzina di pochi piani a 8 migranti con disagi mentali. Un progetto sostenuto e avviato ormai dieci anni fa, grazie all’impegno e alla sensibilità del Comune di Firenze. "Siamo gli unici in Toscana a fornire un progetto di assistenza simile – spiega Mauro Storti, referente della cooperativa –. Purtroppo i posti sono assegnati dal sistema di protezione nazionale, che con l’ultimo governo in carica sta facendo passi indietro da gigante". Secondo i dati ministeriali, le regioni che hanno messo a disposizione posti per migranti con disturbi mentali o disabilità fisiche sono dieci. La Toscana ha messo sul banco 43 posti, di cui solo otto però sono quelli dedicati al disagio mentale. "Il problema chiaramente è di portata maggiore – continua Storti –, basta pensare alle centinaia, se non migliaia, di migranti che arrivano in Italia dopo aver subito violenza durante il viaggio o nei centri di prigionia in Libia. Per la maggior parte di loro vengono riservati dei posti nei Cas (Centri di accoglienza straordinaria ndr)". Questo significa nessuna assistenza specializzata, e nessun percorso mirato di recupero. I migranti vengono lasciati nelle strutture di prima accoglienza, non attrezzate "per evitare che procurino problemi a se stessi, o agli altri".

Soggetti fragili con storie traumatiche alle spalle. Come nel caso di Zayn, cinquantenne pakistano con molti disturbi psichici diagnosticati, fuggito dalla sua patria dopo aver subito delle minacce in quanto la sua vulnerabilità mentale era stata additata come possessione di una spirito malvagio. Dopo sei anni di migrazioni è arrivato in Italia, e in particolare a Firenze, dove ha trovato la giusta accoglienza. "La città ha da sempre sostenuto percorsi di protezione dei migranti, specialmente per quelli fragili – spiega Sara Funaro, assessora educazione, welfare e immigrazione –. Firenze è stato un ‘laboratorio’ di partenza per questi tipi di progetti, sperimentando anche figure professionali come gli etno-psicologi".

Nel centro di viale Belfiore, infatti, i migranti arrivano su segnalazione, già con un dossier di relazioni psichiatriche e referti, e sono presi in carico da un team di professionisti. "Di fatto, con la stretta al sistema di protezione stabilita dal governo, la gestione dei migranti con disagi mentali ricade sulle amministrazioni locali – continua Funaro –, che si trovano però senza gli strumenti strutturali per affrontare la questione".

Senza contare i risultati di una gestione mirata: quasi tutti gli ospiti della struttura hanno trovato un lavoro, grazie ai corsi di formazione, ai laboratori e alle lezioni di lingua italiana. "Attraverso l’accoglienza Sai abbiamo portato a termine positivamente molti percorsi di inclusione – conclude l’assessora –. Non vorrei quindi, che con le ultime decisioni dell’esecutivo, si vada a smantellare il sistema, rischiando di dare vita a un’emergenza sociale che già esiste in città".

Pietro Mecarozzi