Pene tra tre anni e tre mesi e quattro anni, per quattro ex amministratori accusati della bancarotta della Malo, storico marchio del cachemire di Campi Bisenzio. Sono le richieste avanzate ieri mattina dal pubblico ministero, Gianni Tei, per i quattro imputati che avevano scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. Per gli altri quattro imputati, la pubblica accusa ha chiesto il rinvio a giudizio. La decisione del gup, Gianluca Mancuso, è prevista per il 16 dicembre, giorno della prossima udienza.
Sul banco degli imputati, c’è il board (composto, negli anni, da amministratori delegati e presidenti del consiglio d’amministrazione) che ha guidato l’azienda negli anni precedenti al fallimento, avvenuto con sentenza del tribunale del 12 giugno 2018. La Malo aveva accumulato nove milioni di passivo.
Dalle contestazioni dell’accusa, emergono compensi "non proporzionati ai risultati della società" per un paio di amministratori delegati, operazioni commerciali sciagurate, comprese cessioni di merce in favore di Malo France e Malo Russia poi non riscossa per ben 3 milioni e mezzo di euro.
Nelle imputazioni ci sono anche contributi previdenziali non pagati per il periodo marzodicembre 2013 e Iva non pagata tra il 2016 e il 2017. Nel 2017, infine, l’azienda avrebbe incassato anticipi dai clienti senza poi consegnare la collezione autunno-inverno.
Stefano Brogioni