
Alberto Bianchi, ex presidente di Open, che organizzava la Leopolda (Ansa)
Firenze, 24 ottobre 2019 - Il tribunale del Riesame di Firenze ha rigettato il ricorso presentato dal legale dell'avvocato Alberto Bianchi contro i sequestri effettuati, a metà dello scorso mese di settembre. La Guardia di Finanza aveva perquisito lo studio dell'ex presidente della Fondazione Open, attiva dal 2012 al 2018 per sostenere le iniziative politiche di Matteo Renzi, tra le quali la Leopolda, e aveva confiscato anche i bilanci della fondazione e la lista dei finanziatori.
Bianchi, uno degli uomini che è stato più vicino all'ex premier, considerato della cosiddetta cerchia del 'giglio magico', è indagato con l'accusa di traffico di influenze illecite dalla procura fiorentina guidata dal procuratore capo Giuseppe Creazzo. L'indagine nei suoi confronti sarebbe nata da una parcella che la holding Toto avrebbe pagato a Bianchi per una consulenza in una causa amministrativa. Ma secondo il difensore di Bianchi, l'avvocato Antonio D'Avirro, il decreto di sequestro "è illegittimo" e contro di esso "verrà presentato il ricorso per Cassazione".
La Fondazione Open, che prese il posto della precedente Big Bang con lo scopo di supportare le attività e le iniziativa di Matteo Renzi fornendo un contributo finanziario, organizzativo e di idee, come recitava lo statuto, fu creata nel 2012, poco prima della partecipazione per la prima volta di Renzi, all'epoca sindaco di Firenze, alle primarie nazionali del Pd per la carica di segretario del partito, in cui fu sconfitto da Pierluigi Bersani. Nel consiglio direttivo, oltre a Bianchi che ne era il presidente, sedevano Maria Elena Boschi, con la carica di segretario generale, Marco Carrai e Luca Lotti. Sul sito internet della fondazione era possibile leggere i nomi dei finanziatori che avevano dato il consenso alla pubblicazione online.