Il cardinale Silvano Piovanelli (21 febbraio 1924-9 luglio 2016) è stato l’arcivescovo di Firenze, cosa molto rara, nato cento anni fa in provincia di Firenze, a Ronta del Mugello, e nel territorio dell’arcidiocesi di San Zanobi e di Sant’Antonino. Anche perché in quest’area geografica convivono tre diocesi, Firenze, Fiesole e Volterra. Perciò quando il cardinale Giovanni Benelli chiamò Piovanelli da proposto di Castelfiorentino a provicario e poi a vescovo ausiliare, nel 1982, in molti furono sorpresi perché spesso la Chiesa cerca di non nominare vescovo un chierico della stessa diocesi.
La repentina scomparsa del cardinale Benelli, convinse Giovanni Paolo II e il cardinale Casaroli, che presiedè le esequie dell’ex braccio destro di Paolo VI, a nominare Piovanelli arcivescovo metropolita della nostra diocesi. Figlio di poverissima gente, il padre era immigrato all’estero per far mangiare i suoi cari, nel libro “Il parroco cardinale - Vita di Silvano Piovanelli“ (edizioni San Paolo, scritto da Marcello Mancini e da me) ricordava che il suo babbo era rimasto appeso ad una fune per un piede, per diverse ore, quando, scivolato da un tetto di una casa mugellana, rischiò di morire.
Uomo di grande fede, di sobria empatia con il prossimo, passò da una educata militanza per un forte rinnovamento della Chiesa, ad assumere pienamente le vesti e il ruolo di cardinale, sapendo che una delle rivoluzioni mai accadute nelle strutture di potere è l’elevazione pacifica di un figlio di poverissimi genitori al Sacro collegio cardinalizio. Vicino al cardinale Martini, arcivescovo di Milano, ha vissuto lungamente dopo aver lasciato la guida pastorale della Chiesa fiorentina. Ha avuto così il tempo di vedere conclusa brillantemente, grazie al suo secondo successore, cardinale Giuseppe Betori, la crisi apertasi con il caso di don Cantini, ridotto allo stato laicale per una serie di abusi sessuali su numerose sue parrocchiane e dominio delle coscienze. Una prova evidente che nella Chiesa ci sono tempi lunghi, ma alla fine vince la giustizia nella carità. Speriamo che tutti se lo ricordino.