
Presentato il libro 'La ribellione delle imprese. In piazza. Senza Pil e senza partiti"
Firenze, 24 settembre 2019 - Gli imprenditori si sentono soli, abbandonati dalla politica, scesi verso il basso nella scala della considerazione sociale, membri della casta e per tanto nemici del popolo. Tante novelle cenerentole in cerca di un principe azzurro. E’ questo il messaggio che arriva da Francesco Delzio, manager, scrittore e docente universitario. Il suo libro ‘La ribellione delle imprese. In piazza. Senza Pil e senza partiti’, è stato presentato ieri nella sala Gigli del Palazzo del Pegaso (a moderare il giornalista de ‘‘La Nazione’ Stefano Vetusti).
«Negli ultimi quindici anni – ha spiegato l’autore – la tradizionale guerra tra capitale e lavoro è stata sostituita da un’altra guerra, durissima e violentissima, ma silenziosa e sommersa, quella tra produzione e rendita. E’ in questa nuova guerra globale che per la prima volta nella storia imprenditori e lavoratori si trovano dalla stessa parte della barricata e con tutto l’interesse a collaborare tra loro e a manifestare». Come accaduto a Torino, con la manifestazione ‘sì Tav’, ma anche come è accaduto a Firenze, quando sono scesi in piazza a chiedere la realizzazione delle infrastrutture che servono alla Toscana. «Viviamo in una società – ha aggiunto il manager – che non riconosce le competenze e non mette più al centro il lavoro». Nel libro l’autore cita Gustave Flaubert: ‘In fin dei conti il lavoro è il mezzo migliore per far passare la vita’.
«Oggi – è la conclusione amara – non è più così. Ha vinto la rendita. Ci sono in Italia 10 milioni di persone in età lavorativa che scelgono di non lavorare». In questo scenario gli imprenditori, afflitti dalla sindrome di Cenerentola, si sentono abbandonati dalla politica. Non sono considerati degli «eroi», come li ha definiti in apertura il vicepresidente del consiglio regionale, Marco Stella, che rischiano, generando ricchezza, lavoro, benessere e che con spirito di servizio si pongono al centro di una comunità. Cosa fare, allora? «Quello che chiediamo è noto. Sono 18 anni che non cresciamo e gli attori sono gli stessi. Continueremo a ‘ribellarci’, ma purtroppo, come ha dimostrato anche la manifestazione di Torino – ha detto l’imprenditore e presidente della Camera di commercio di Firenze, Leonardo Bassilichi – non ci ascolta più nessuno». Così ognuno fa da sé, cerca la propria strada, alcuni, i ‘prenditori’, trovano le scorciatoie, in un tutti contro tutti che non fa bene a nessuno. «Tutto ciò genera nell’imprenditore – ha aggiunto Claudio Bianchi, presidente di Confesercenti Firenze – una sensazione di impotenza. Non siamo abituati a stare in piazza, ma dentro l’impresa, ‘in bottega’. Se si va in piazza è perché non sappiamo più cosa fare». Per cambiare, tre le soluzioni per la deputata Maristella Gelmini: rimettere al centro il lavoro, «perché sono troppi i giovani che non lavorano e che a 50 anni non riescono a rientrare nel mercato del lavoro», un nuovo patto sociale, «per garantire alle imprese una riduzione del costo del lavoro e ai lavoratori stipendi più alti» e contrastare la denatalità, «mettendo in condizione le donne di conciliare il ruolo di mamma con il lavoro».
Monica Pieraccini