Illegalità e attività sommerse. Affari illeciti da undici miliardi nella Toscana dei tentacoli

Riflettori accesi sulla mafia cinese e sulla quella albanese (traffico internazionale di droga). Infiltrazioni per riciclaggio e reati finanziari su larga scala. La diffusione di aziende ’apri e chiudi’.

Firenze, 5 aprile 2024 – L’economia ‘illegale’ in Toscana vale quasi il 12 per cento del Pil. Dentro questa quota ci sono gli oltre 10 miliardi di euro di economia sommersa e 1,2 miliardi stimati per le attività illegali. Totale: 11,3 miliardi, tanto vale l’economia ‘non osservata’ nella nostra regione.

Un dato in linea con il corrispondente dato nazionale, anche se con qualche distinguo. In Toscana, infatti, l’incidenza dell’attività illegale è superiore rispetto all’Italia, mentre l’incidenza del sommerso è analoga, o di poco inferiore.

Così, se il tessuto sociale non è controllato dalla mafia, la Toscana è comunque un territorio utilizzato, al parti delle altre regioni sviluppate del centro-nord, dalle attività criminali per compiere affari illeciti, soprattutto riciclaggio e più in generale reati economici finanziari su larga scala.

Nel confronto nazionale, la Toscana è al nono posto per indicatori di esercizio di attività illecite, come riciclaggio, contraffazione, contrabbando, stupefacenti, reati del ciclo dei rifiuti, sfruttamento della prostituzione, al 13esimo per indicatori spia di controllo del territorio, come attentati, sequestri, estorsione, usura e corruzione e al 16esimo posto per indicatori oggettivi di presenza di crimine organizzato, come associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere, interdittive antimafia. E’ quanto emerge dal rapporto 2023 ‘Illegalità e criminalità organizzata nell’economia della Toscana’ presentato ieri alla Palazzina reale di Firenze e realizzato da Irpet, secondo cui il fenomeno delle infiltrazioni delle mafie straniere suscita particolare allarme per i legami che può instaurare con le mafie locali, in particolare la mafia cinese, con elevati tassi di criminalità economico finanziaria, e la mafia albanese, specializzata nel traffico internazionale di droga. Sul nostro territorio il 3,6 per cento delle imprese è rappresentato dalle cosiddette cartiere, ovvero aziende nate con intenti di evasione, elusione o riciclaggio attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. In Italia la quota è più elevata, pari al 5%. In Toscana le imprese cartiere sono concentrate soprattutto nei settori finanziario e assicurativo (6,6%), nelle costruzioni (5,8%) e commercio (5,4%).

Secondo Irpet, due campanelli di allarme dell’illegalità sono rappresentati dall’apertura e chiusura in tempi rapidissimi delle aziende, e dall’eccessivo ricorso al part time, che nasconde quote più o meno rilevanti di lavoro ‘nero’. La mortalità aziendale in eccesso si addensa prevalentemente nell’abbigliamento e nella pelletteria e calzature di Prato ed Empoli, mentre l’eccesso di part-time riguarda in particolare Prato, dove supera il 40% dei contratti, soprattutto nel settore dell’abbigliamento.

Sempre secondo le stime Irpet, il valore aggiunto legato al lavoro irregolare ammonta a 3,6 miliardi di euro, con un’evasione contributiva di 604 milioni di euro. Nel 2020, nella regione erano presenti 168mila occupati irregolari, corrispondenti al 10,2 per cento del totale. In tema di segnalazioni di operazioni sospette comunicate all’Uif della Banca d’Italia, Prato compare tra le prime cinque province d’Italia, seguita da Siena, Firenze e Lucca. Il numero di reati denunciati relativi al ciclo dei rifiuti colloca la Toscana in 9/a posizione, dopo il periodo critico tra il 2016 e il 2019 (4/a posizione).

Le procedure di lavori pubblici associate al Pnrr (il 17% del totale regionale, 1.200 su 6.700), secondo Irpet si caratterizzano per migliori performance rispetto alle restanti e, in alcuni casi, anche rispetto alle dinamiche registrate nel recente passato in Italia e in Toscana. Le stime Irpet quantificano in Toscana un valore aggiunto legato al lavoro irregolare di 3,6 miliardi, pari al 3,7% del valore aggiunto regionale. Nel 2020 il numero di occupati irregolari era pari a 168mila unità, il 10,2% del totale. L’evasione contributiva legata al lavoro irregolare è stimata per la nostra regione nell’ordine di circa 604 milioni di euro (Irpef evasa in Toscana di poco superiore a 2,5 miliardi di euro).

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