Gurrieri
Ci sono gloriosi centenari non solo per gli scrittori ma anche per i vocabolari. "Ma un vocabolario non è un’opera d’arte. Isolare la parola strappandola al contesto è forse il contrario dell’opera d’arte; più ancora lo è nel caso di un vocabolario dannunziano poiché in D’Annunzio ciascuna parola ha il suo posto non solo sintattico ma musicale". Sono parole del fiorentinissimo Giuseppe Lando Passerini nella prefazione al suo prezioso volume, pubblicato con Sansoni quasi un secolo fa, dopo aver dato alle stampe ‘Il Vocabolario della poesia’ e il ‘Vocabolario della prosa dannunziana’. Queste 972 pagine (stampate su carta a mano in copie numerate dalla gloriosa tipografia fiorentina ‘L’Arte della Stampa’) restano, a distanza di un secolo, il maggior monumento al singolare lessico del Vate di Pescara, notoriamente aduso a non pochi neologismi. Il Passerini (1858-1932) fu critico letterario e dantista apprezzato; aveva iniziato l’attività di bibliotecario alla Nazionale di Firenze nel 1886 per portarsi poi a Roma alla ‘Casanatense’ e alla Nazionale (allora nel Collegio Romano, dove oggi è il Ministero della Cultura) per tornare a Firenze, diventando titolare della Biblioteca Medicea Laurenziana dove concluse brillantemente la sua carriera.
Le sue cure lessicografiche furono rivolte al Carducci, al Pascoli ma, massimamente, a d’Annunzio, da cui il vocabolario che vogliamo ricordare e celebrare, considerandolo ancor oggi insuperato e insuperabile. "Giuseppe Lando Passerini a Gabriele d’Annunzio in prova di un’amicizia da nove lustri fedele" si legge nel frontespizio. Si tratta di un’opera che ha raccolto vocaboli della prosa e della poesia dannunziana per renderne più facile la consultazione e aiutare a capire quelle foggiate dalle lingue classiche o d’uso in accezioni meno comuni. Così appare l’aliante, l’alidore e l’aulente; il campo di slancio (per i velivoli) e il clangore (suono delle trombe), l’incingere e il velivolo (che sarà l’aeroplano). Parole e suoni che si fisseranno per sempre nella nostra lingua.