di Barbara Berti
FIRENZE
"Fare attivismo significa agire avendo come fine il miglioramento della vita delle persone". Parola di Irene Facheris (nella foto), attivista femminista e formatrice esperta in studi di genere che arriva a Firenze con il suo nuovo libro “Noi c’eravamo. Il senso di fare attivismo” (l’11 settembre alle 18, alle Murate Art Distric).
La presentazione rientra nel ricco programma della quinta edizione di “Intemporanea“, viaggio letterario in programma dal 6 al 20 settembre a Firenze. La rassegna, che attraversa vari luoghi della cultura, prevede gli omaggi a Milan Kundera (con Emanuele Trevi, il 18 settembre al Cinema La Compagnia) e Fernanda Pivano (con Enrico Rotelli e Paola Turci, il 7 settembre alla biblioteca dell’Isolotto). La kermesse si apre apre con Vera Gheno e il suo nuovo libro “L’antidoto – 15 comportamenti che avvelenano la nostra vita in rete e come evitarli”.
La rassegna affronta temi molto attuali. E oggi molte persone si definisco attivisti. Ma lo sono veramente?
"In primis è necessario ci sia un ’noi’ nello scopo che si persegue. Ma non è sufficiente, serve un ’noi’ anche nel processo perché non si può parlare di attivismo quando si prova a ottenere l’obiettivo senza confrontarsi".
Gli attivisti climatici, nell’ultimo periodo, mettono in atto proteste molto forti. Cosa ne pensa?
"L’attivismo ha varie forme ma se il ’noi’ resta l’obiettivo è sempre attivismo. Magari è una tipologia ’radicale’ ma finché imbrattano il plexiglass e non l’opera d’arte non ci vedo problemi. In ogni ambito ci sono attivisti più o meno moderati. Le femministe, per esempio, le femministe possono organizzare un incontro per disrtutere o confrontarsi su determinati temi, poi ci sono quelle che vanno a seno nudo per rivendicare una serie di diritti. Ogni forma è attivismo".
Perché allora adottare forme più radicali?
"Perché in questi casi chi ha il potere è più intenzionato a parlare con loro, trovare un dialogo e magari anche soluzioni comuni".
Con “Noi c’eravamo“ cosa vuole raccontare?
"La mia è soltanto una riflessione profonda. Vado al nocciolo di un’attività fondamentale in una società libera: racconto come e perché avvicinarsi al mondo dell’attivismo e come e perché restarci. Io credo che con l’attivismo ci prendiamo cura di noi. E al tempo stesso l’attivismo diventa la nostra cura".