
Il teatro a servizio della memoria. Va in scena "L’amico ritrovato"
"Teatro specchio del mondo, diceva Shakespeare. Per questo abbiamo voluto portare in scena “L’amico ritrovato“ e proporlo a quelle giovani generazioni che rischiano non solo di non ricordare, ma addirittura di non sapere".
Il regista Angelo Savelli ripropone al Teatro di Rifredi, dopo il successo dello scorso anno, lo spettacolo tratto dal romanzo di Fred Uhlman, adattato dal drammaturgo catalano Josep Maria Miró, tradotto e diretto dallo stesso Savelli, produzione Teatro della Toscana.
Il testo viene riproposto in occasione del Giorno della Memoria, dal 26 al 28 gennaio, interpretato da Mauro D’Amico, Olmo De Martino, Roberto Gioffré, che tornano a offrire gli episodi più emozionanti, intensi e drammatici di un’amicizia nata nel periodo più buio della Storia. Quell’amicizia che viene calpestata dai razzismi e nazionalismi nel periodo nazista.
"La memoria e l’oblio. Tra questi due opposti, uno luminoso (per quanto a volta doloroso) e l’altro oscuro (per quanto a volte ostentato alla luce del sole), ci dibattiamo – afferma Savelli – in questa nostra imbelle contemporaneità. Dimenticare è facile, è soporifero, è tranquillizzante. Meglio rimuovere che fare i conti con le nostre a volte imbarazzanti radici. Ma il Teatro no! Un teatro pubblico, un teatro civile, un teatro tanto testimone della contemporaneità quanto guardiano dei valori fondanti della nostra libera società, non gira la testa, non chiude gli occhi".
Le vicende sono ambientate a Stoccarda nel 1933. Due sedicenni frequentano la stessa scuola. Uno è figlio di un medico ebreo, l’altro è il rampollo di una ricca famiglia aristocratica. Nonostante le differenze di classe, di cultura e di carattere, tra i due nasce una profonda amicizia che però sarà messa a dura prova dalla spietata ascesa del nazismo. Si trovano, si perdono e poi si ritrovano; una “riunione” amara e liberatoria al tempo stesso.
Il drammaturgo catalano Josep Maria Miró ne ha realizzata una toccante riduzione per tre attori, strutturata come una inarrestabile “ricerca del tempo perduto”, provocata nella coscienza del protagonista, ormai emigrato a New York, dall’arrivo di una inaspettata missiva. Savelli ha ricreato per questo tuffo nel passato una sorta di “classe morta”, dove più vivi che mai sono proprio e solo i sentimenti dei due ragazzi. Sentimenti resi ancor più vividi e toccanti dalle musiche originali composte dal giovane Federico Ciompi.