Il sistema scuola affronti il cyberbullismo

Alessandra

Bondi

Dagli albori degli studi sul bullismo è noto che per contrastare le prepotenze ci vuole un’attenzione continua e, vorrei dire, organizzata, intenzionale, da parte del sistema scuola: dalla gestione degli spazi e dei tempi all’ascolto individuale, dall’elaborazione in gruppo delle relazioni tra pari alla gestione non violenta dei conflitti, dall’educazione ai media alla proposta di progetti nei quali i ragazzi siano primi attori, perché – parafrasando Capitini – chi può insegnare agli altri impara più profondamente.

Nel dramma di un bullizzato vi sono emozioni e sentimenti che rimangono blindati ed è difficile poter immaginare cosa possa provare la vittima.

Quello che temo di più del cyberbullismo è la sua invisibilità.

Ti arrivano come un pugno in faccia quelle calunnie nelle chat che tolgono mano a mano la fiducia facendoti sentire isolato e inadeguato.

Non è la presa in giro di fronte alla classe ma è la spettacolarizzazione di fronte a cento, mille persone che possono acclamare, incitare se non aumentare le offese che sono rivolte alla povera vittima. Inoltre non colpisce solo i più fragili.

È sbagliato pensarla così perché il disagio è ovunque, non ci si può sempre difendere ma si può riconoscerlo, prevenirlo.

Coloro che poi diventano delle vittime possono pensare di ritirarsi da scuola oppure fare isolamento relazionale e, nei casi più gravi, anche al suicidio.

Dare ai ragazzi uno sguardo dedicato a loro quotidiano e promuovere relazioni educative sane è una buona strada per prevenire la violenza ascoltanto quello che vivono i nostri giovani.

* Psicologa

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro