REDAZIONE FIRENZE

Il rientro del soldato barberinese

Il rientro del soldato barberinese

MUGELLO

Il soldato Antonio Berni torna nel proprio paese. Dopo quasi ottanta anni i resti mortali del caduto barberinese sono stati restituiti ai familiari con una cerimonia commovente che si è tenuta nel cimitero comunale di Barberino di Mugello. E alla quale erano presenti, insieme al sindaco Giampiero Mongatti e ai familiari, il vicecomandante del Territorio dell’Istituto Geografico Militare, Generale di Brigata Michele Vicari, la Polizia Municipale, i Carabinieri, il Pievano don Stefano Ulivi e rappresentanti dell’Associazione Nazionale Partigiani Italiani e dell’Associazione Nazionale Ex-Internati Italiani. E a rendere gli onori militari, un picchetto in armi in alta uniforme del 78° "Lupi di Toscana". Berni era nato nel paese mugellano, nella frazione di Cavallina, il 19 febbraio 1921. Poco più che ventenne fu chiamato alle armi e trovò la morte, nel 1944, nel "campo di lavoro" di Fullen, in Bassa Sassonia. Come tanti soldati italiani fatti prigionieri, gli fu concessa una scelta: i militi avrebbero potuto uscire dall’inferno della prigionia ma aderire alla Repubblica fascista di Salò o rimanere segregati rischiando ogni giorno la morte. La maggior parte si rifiutò di collaborare, e così decine di migliaia di militari internati persero la vita nel corso della prigionia, per malattie e stenti e uccisioni. Così accadde anche ad Antonio Berni, fatto prigioniero dai tedeschi in Jugoslavia, e che poi morì di tubercolosi polmonare nel campo di prigionia di Fullen. Era il 2 novembre 1944, e aveva 23 anni. Fu sepolto prima nel cimitero locale e poi in quello d’Onore di Amburgo insieme ad altri seimila militari italiani. I suoi resti mortali erano stati rimpatriati nei giorni scorsi e custoditi alla Caserma "Predieri" di Firenze, dove un drappello militare ha reso onore al soldato caduto, prima del trasferimento a Barberino e della consegna ai familiari della "cassettina ossario avvolta nel tricolore".

Paolo Guidotti