Il prof e l’allieva: "Fu violenza sessuale". Chiesta la condanna a cinque anni e mezzo

Una bufera iniziata con uno scandalo tra i banchi del prestigioso liceo. Ma l’insegnante respinge le accuse: "Ci frequentavamo di comune . accordo". La studentessa non si è costituita parte civile contro di lui.

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Cinque anni e mezzo di reclusione. Una pesantissima condanna è stata chiesta dal pubblico ministero Beatrice Giunti, al culmine del processo a carico dell’insegnante del prestigioso liceo Michelangiolo di via della Colonna accusato di aver avuto, tra il 2019 e il 2020, una relazione con una sua allieva, all’epoca minorenne.

Alla requisitoria dell’accusa, breve e stringata, ha replicato per quasi due ore il difensore del professore 53enne E.R., l’avvocato Gabriele Zanobini.

"Da tutta l’istruttoria non risulta nessuna prova di atto violento nei confronti della ragazza", riassume il legale, ricordando che la frequentazione "è durata circa un anno", era "concordata" e che la stessa ragazza, "non ha mai parlato di atti violenti nei suoi confronti". Secondo il capo d’imputazione, il docente (che nel corso del processo, dipanatosi a porte chiuse, ha fatto delle dichiarazioni spontanee) avrebbe approfittato della sua “autorità“ di insegnante e avrebbe abusato "delle condizioni di inferiorità fisica e psichica" della ragazza, per costringerla "a subire atti sessuali, posti in essere in plurime occasioni e consistiti in abbracci, carezze alle braccia e al collo, toccamenti al seno e baci sulle guance e sulla bocca". La condotta del prof avrebbe inoltro violato i suoi doveri "inerenti al pubblico servizio".

Il 22 novembre, è attesa la sentenza. Comunque vada, è stata una storia intricata e pruriginosa, che ha fatto clamore anche per la particolare modalità con cui è emersa.

Perché di liason con una sua studentessa, il docente ne avrebbe avuta un’altra, precedentemente. Storia per cui, nonostante una querela di questa ragazza, la magistratura non ha mai esercitato l’azione penale nei suoi confronti.

Ma è stata lei a innescare il processo in corso.

Perché quando venne a sapere di essere stata “sostituita“ da un’altra studentessa, tappezzò il “Miche“ di cartelli dal contenuto inequivocabile. Il docente rispose con una querela per diffamazione (archiviata), ma di fatto s’innescò l’indagine, sfociata nel procedimento attuale in cui la persona offesa non è comunque lei.

Ma un’altra, classe 2003, che però non si è costituita parte civile.

La “vendetta“ di quella ragazza “tradita“ ha portato anche alcuni atti a sostegno della pubblica accusa. Tipo gli screenshot dei messaggi, tra la precedente “fiamma“ e lo stesso insegnante, in cui quest’ultimo le confessava la nascita di questa nuova frequentazione sui s’incentra il processo.

Frequentazione che, secondo quanto dibattuto in aula, si sarebbe nutrita di interessi comuni, come l’arte e la recitazione. Almeno tre testimoni, che hanno sfilato dinanzi al tribunale, hanno raccontato di aver incontrato la coppia in alcune occasioni pubbliche, come uno spettacolo al teatro Romano di Fiesole, un film allo Stensen o un’opera alla Pergola. E in quelle occasioni il 53enne avrebbe presentato la ragazza come la fidanzata. Segno, secondo la difesa, che entrambi sapevano quello che stavano facendo e che non vi erano forme di abuso.