Il patriarcato c’è. E va sradicato

Nel 1866, Cristina di Belgioioso denunciava l'intolleranza degli uomini al successo delle donne. Oggi, la vicenda di Giulia ha scatenato una reazione pubblica. Occorre agire sulla formazione, per ricreare la coscienza della pari dignità e neutralizzare l'isolamento creato dalle tecnologie. Rispetto della persona è fondamentale.

Nel 1866, nelle pagine della "Nuova Antologia", Cristina di Belgioioso denunciava la intollerabilità degli uomini al successo della compagna quale causa prioritaria dei forti ostacoli alla emancipazione della donna. È un cliché che si è ripetuto nel caso della giovane Giulia: la laurea imminente, che l’ex fidanzato non voleva, o comunque non subito, sembra essere stata una causa scatenante la follia omicida. Ammettiamolo, il patriarcato esiste ancora. È una concezione arcaica, difficile da sradicare. Le donne hanno fatto progressi notevoli nei decenni per il loro diritto ad inserirsi nel contesto sociale superando il vecchio modello di "cucina e cucito", ma specie in certe attività – dalla magistratura alla carriera militare – l’impegno richiesto è superiore a quello dell’uomo. La vicenda di Giulia è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, provocando la decisa reazione pubblica. Quell’ "ora basta!" gridato nelle piazze ha rotto la tradizione degli "inutili" silenzi. Resiste una mentalità diffusa che è giunto il momento di cambiare.

Occorre agire sulla formazione, genitori e docenti devono essere i primi a trasmettere la convinzione della pari dignità di genere ed agire di conseguenza. In una società sessista – si pensi allo sfruttamento dell’immagine femminile negli spettacoli e nella pubblicità – dobbiamo ricreare la coscienza della pari dignità che rivendicammo nel 1968, nelle aule universitarie. Allora ci battemmo fianco a fianco per il diritto di libertà; non c’era sesso né droga, ma rispetto profondo. Affascinati dai coraggiosi dibattiti nelle assemblee, molti di noi hanno felicemente incontrato allora la compagna della vita. La sfida di oggi è più problematica. Nonostante le innegabile conquiste, alle antiche remore si sono aggiunte difficoltà nuove. Si tratta tra l’altro di neutralizzare l’isolamento creato dalle tecnologie, irrinunciabili quanto pericolose. Le "bravate", addirittura i crimini, esaltati sui social coinvolgono i deboli e gli emarginati. L’emulazione spinge ad esaltare la violenza, morale e materiale, sugli altri, specie sulle donne, persino contro se stessi. Non si può né si deve arrestare il progresso, ma mai dimenticare che su tutto si impone il rispetto della persona.