Il nostro disagio figlio della velocità

Il momento per la gente è difficile, inutile negarlo.

Ma non cadiamo nell’errore comune di vedere i disagi

di questi nostri tempi come conseguenza della pandemia prima e della guerra e della crisi poi. Sono giustificazioni di comodo. In realtà dietro ci sono delle trasformazioni antiche che forse questi eventi hanno semplicemente acuito. La prima cosa che notiamo osservando la società è un aumento generale dell’aggressività, nelle fasce giovanili e non soltanto.

Da dove nascono? Innanziatutto da un cambiamento culturale

che è il pensiero unico.

Chi non si allinea diventa fonte di indignazione da parte degli ’allineati’ e questo porta all’aggressività sia da parte di chi ha una posizione diversa dalla massa stessa, sia da chi queta posizione non gliela perdona. Tutto questo si innesta in un quadro generale ben più grave, cioè nell’incapacità del singolo di concepire un pensiero personale. Questo

ha come prima conseguenza un’ignoranza generalizzata e una mancanza di educazione che altro non è che la capacità di controllare quel tanto di aggressività che è innata nell’uomo. Ecco perché cresce la violenza in una società dove trionfa la noncuranza delle famiglie ormai incapaci di trasmettere gli esempi recepiti in passato.

Le famiglie oggi pensano soltanto a correre, sono disegregate, non funzionano e pertanto non riescono più a trasmettere il concetto di rispetto e legalità. Già io penso che non sia la povertà economica di questi tempi a rovincarci bensì l’ansia della velocità, un’ansia che le nuove tecnologie – e i social in primis – accentuano. Si corre perché oggi c’è l’obbligo di arrivare. Ma non siamo contenti mai. Ecco perché l’angoscia diventa un qualcosa di inevitabile, ecco perché in questa cora vengono tagliati fuori la solidarietà e il rispetto. E viene tagliato fuori il confronto, sparisce la condivisione fisica che portava alla crescita della lingua e quindi anche della conoscenza. Non voglio essere queloo che dipinge un quadro drammatico della nostra società ma i tempi sono questi e molti di noi non hanno più gli anticorpi per affrontarli.

*Psichiatra

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