REDAZIONE FIRENZE

Il massacro del Circeo e l’origine della violenza

Il delitto del Circeo è uno dei crimini che più profondamente si sono impressi nelle coscienze degli italiani. Ancora oggi, chi nel 1975 era già nato e lo sente soltanto nominare, rabbrividisce e riporta alla memoria il turbamento di un intero paese di fronte a un evento così efferato. In scena oggi e domani al Teatro Studio Mila Pieralli di Scandicci (ore 21), “Circeo: il massacro”, racconta la società e le tensioni che si riverberavano nella vita di tutti i giorni e che arrivarono a permettere che quei fatti accadessero.

Scritto da Filippo Renda e Elisa Casseri, “Circeo: il massacro” vede in scena Michele Di Giacomo, Alice Spisa, Arianna Primavera, Luca Mammoli, per la regia di Filippo Renda.

"Raccontare il massacro del Circeo per cercare di capire cos’è la violenza, ma senza mettere in scena quella specifica violenza né i suoi protagonisti è la premessa che ha portato alla scrittura di un testo che - spiegano gli organizzatori – , nonostante abbia le sue radici negli atti del processo, drammaturgicamente si muove intorno a un altro tipo di processo, quello di negazione". Donatella Colasanti, la sopravvissuta, nel 1975 aveva 17 anni, ed è stata chiamata per tutta la vita a ripercorrere quei fatti, a rispondere a domande, a interpretare i nuovi crimini dei suoi torturatori. L’idea è che per difendersi immagini una storia qualunque, di due giovani in una villa al mare, che discutono, scherzano, litigano, si amano per raccontare come la violenza arrivi nella vita, nel corpo e nella testa di tutti noi, anche quando neghiamo a noi stessi che stia succedendo o che sia successo.