Il coraggio di Clarice Medici Strozzi

Biancastella

Antonino

Nel suo bel ritratto postumo, Clarice Medici Strozzi ha uno sguardo dolce ma anche fiero, rappresentazione fedele di una donna che tutti gli storici della casata Medici tramandano come la più coraggiosa e degna di portare un nome così importante, anche se la vita non fu generosa con lei. Figlia di Piero il Fatuo e di Alfonsina Orsini e dunque nipote di Lorenzo il Magnifico, nasce a Firenze nel 1489, rimane orfana del padre ad appena 10 anni e con suo fratello Lorenzo trova ospitalità a Roma presso lo zio, il cardinale Giovanni de’ Medici (il futuro Papa Leone X). Clarice è incline agli studi e ha un carattere forte e volitivo ma, a 15 anni, viene deciso che sposerà Filippo Strozzi, il rampollo di una delle casate fiorentine più ricche e influenti dell’epoca. Tuttavia su Clarice pendeva ancora la condanna dei Medici all’esilio e Filippo sposandola rischiava la stessa sorte; se la cavò pagando una multa al governo repubblicano di Firenze. Il matrimonio fra i due giovani fu felice e solido, ebbero dieci figli e Clarice si occupò della loro educazione e, per il forte senso di appartenenza alla famiglia, pur essendo vissuta lontana dalla sua Firenze, pose sotto la sua protezione anche la nipote Caterina, unica erede del fratello Lorenzo, rimasta orfana poco dopo la nascita. L’orgoglio di essere una Medici spinse Clarice a prendere decisioni orientate a salvaguardare l’onore e il prestigio del casato e fu per questo che in circostanze complesse e tragiche che mettevano in pericolo anche la vita di suo marito, non esitò ad affrontare da sola un cardinale e un papa: quel Clemente VII che accusò di averle sottratto l’eredità di sua madre e di aver macchiato l’onore dei Medici. Questa donna che con coraggio aveva preso parte attiva alle vicende che scossero il suo Paese a quel tempo, ebbe purtroppo una vita molto breve: morì nel 1528 ad appena 39 anni. Filippo suo marito, che tanto l’aveva amata, nel suo testamento lascerà scritto che le fosse eretto un monumento "poiché mia moglie merita per la sua virtù di essere onorata da me".

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