
Il cantiere allontana la clientela: "Il lavoro cala, costretto a mettere i dipendenti in cassa integrazione"
Nomi e cognomi, nero su bianco. Sergio Sbrocchi, titolare di due esercizi in via Mazzini, un bar tabaccheria e una cartoleria, cita precisamente, in un lungo sfogo pubblicato sul gruppo Facebook ’Sei dell’Impruneta se…’, i dipendenti e collaboratori per i quali dovrà adottare, a malincuore, lo strumento della cassa integrazione, della riduzione di orario o, in un caso, addirittura la conclusione, si spera temporanea, del rapporto di lavoro. Scelte dolorose dovute, come spiega, agli effetti per i lavori in corso, in questo periodo, nel centro storico di Impruneta. "Questi – scrive il commerciante - sono solo alcuni dei provvedimenti che mi sono visto costretto a prendere per cercare di far fronte al forte calo del lavoro che abbiamo registrato sin dal primo giorno di inizio dei lavori. Forse alcuni lo sanno: privare o ridurre il lavoro ad una persona con cui si lavora gomito a gomito ogni giorno dell’anno è un’esperienza disumanizzante, un’esperienza che avevo già vissuto il lockdown dovuto al covid 19, e che speravo di non dover rivivere".
Sbrocchi prosegue il suo j’accuse spiegando di avere fatto queste scelte "con la speranza che alla fine di questi 70 giorni di lavori (sì perché 70 sono i giorni che sono stati previsti per rifare forse 80 metri di marciapiede) potremo ripartire normalmente. La speranza sì, perché alla fine dei lavori ci attende il senso unico di via Mazzini. A questo riguardo mi piacerebbe discutere del metodo con cui si sono prese certe decisioni. Mi faccio una serie di domande: perché si è deciso la modifica della viabilità? Sono stati fatti non dico degli studi, ma almeno delle analisi, delle valutazioni sull’impatto economico che queste variazioni avrebbero avuto per le attività commerciali interessate?".
Nessuna obiezione, da parte del commerciante, alla tesi che la tendenza alla sosta selvaggia delle auto lungo le strade debba essere combattuta ma – aggiunge – "siamo sicuri che per risolvere questo problema non sarebbero stati necessari altri interventi? Penso ad un impiego più capillare dei vigili urbani, alla rimozione forzata delle auto in sosta vietata. Siamo sicuri che trasformare la viabilità risolverà il problema? O lo risolverà nel modo giusto? Chi impedirà alle auto di continuare a sostare là dove non è possibile? Il senso unico?".
La conclusione pone prospettive drammatiche per il futuro: "Si è deciso il cambio di viabilità per ‘rivalutare il centro storico’? Siamo sicuri che questa riqualificazione debba necessariamente passare attraverso la messa in difficoltà di alcune attività commerciali? Non si rischia tra qualche mese di passeggiare nel centro storico lungo marciapiedi nuovi su cui si affacceranno molte vetrine chiuse? Gli amministratori sono disposti a correre questo rischio sulla pelle delle attività, già esigue, del paese?".
Sandra Nistri