
BARBERINO TAVARNELLE
di Andrea Settefonti
Compirà 96 anni tra qualche mese, Arnolfo Bagni, calzolaio della Sambuca ma soprattutto protagonista della Resistenza, e per questo premiato dal Comune con un riconoscimento nato in occasione del concorso "Natale con dedica", durante il lockdown, per il valore della testimonianza storica offerta rispetto alla Seconda guerra mondiale. E’ stato il sindaco David Baroncelli a riconoscere il valore del suo percorso e a consegnargli una targa alla presenza del figlio Silvio, della nuora Antonella e dei nipoti Giulia e Tiberio.
La forza della sua memoria, che si conferma di ferro, lo riporta facilmente indietro nel tempo, lungo le tappe di un viaggio vissuto intensamente. Dall’età dell’infanzia, dopo la licenza elementare nella scuola al di là della Pesa, al primo apprendistato col padre nella bottega di famiglia accanto casa, fino agli anni della Resistenza, e della sua ferma opposizione all’occupazione nazifascista. "Ho appreso velocemente questa professione che ho coltivato con tanta passione sin da adolescente – ricorda –. Producevo cinque paia di scarpe al giorno". Molto presto però quel giovane Arnolfo, talentuoso anche nel ballo cui si dedicava al ritmo di walzer e tango nel circolo di piazza Gramsci, dovette però fare i conti con la drammaticità del secondo conflitto mondiale. E dunque decidere da che parte stare: a soli 18 anni fuggì per non obbedire, si ribellò al regime nazi-fascista lasciando la famiglia e dandosi alla macchia per rifugiarsi tra i boschi di Badia a Passignano. Fu così che divenne uomo della Resistenza. I suoi occhi brillano ancora al ricordo. "La befana fascista, una calza con l’immagine di Mussolini, che imponevano a noi ragazzi del paese, regalandola a chi non obbediva – racconta – è stato l’episodio che ha fatto scattare in me il desiderio forte di lottare per un mondo diverso. Un mondo che non fosse dominato da prevaricazione, violenza, morte. Fu il primo passo, il primo no, detto a chiare lettere, di un percorso che poi ho portato avanti mettendo a repentaglio la mia stessa vita. Ma ne è valsa la pena, per rendere onore alla dignità umana, di tutti coloro che hanno pagato con il sangue. Ricordare è un valore da cui nessuno dovrebbe prescindere". "Arnolfo, nostro concittadino – ha dichiarato Baroncelli – è un uomo che rende migliore la nostra società per il suo impegno civile nel ricostruire alcuni drammatici avvenimenti che hanno riaffermato il ruolo delle donne e degli uomini della Resistenza, e il tema del sacrificio di chi si è opposto al regime".
Arnolfo ha lasciato presto gli studi, ma amava andare a scuola: ha concluso il ciclo elementare e conseguito il diploma di quarta pagando l’attività didattica e frequentando la classe nella fascia extrascolastica. E a dieci anni era già all’opera tra pelle, cuoio, colla e altri strumenti di quello che sarebbe diventato il mestiere per la vita. Da tutti conosciuto per il suo talento di calzolaio, ha lavorato fino a qualche anno fa nella sua Sambuca, nei pressi del ponte romano, in via dell’Acqua. E qui ora continua a risiedere, accudito dal nipote Tiberio che abita di fianco. Ma non manca mai di affacciarsi fuori, dal terrazzino di casa, sulle rive del Pesa, per osservare l’acqua che scorre, la vita che continua a fluire, e che rispecchia il suo passato e il suo presente, di orgoglio e consapevolezza, un rituale che lo accompagna ogni giorno e lo rende fiero della strada percorsa.