
Laboratorio analisi
Firenze, 19 agosto 2020 - Forse non tutti sanno che il batterio Salmonella non si trova solo nelle uova o nel pollo, ma anche nelle verdure, cosa che può esporci al rischio di infezioni alimentari quando le consumiamo crude.
Uno studio dell'Università di Firenze – frutto della collaborazione tra Massimiliano Marvasi, del Dipartimento di Biologia, Anna Lenzi e Ada Baldi, del Dipartimento di Scienze e tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali (Dagri) – illustra le pratiche agronomiche che permettono di ridurre il rischio di infezione indicando nove azioni finalizzate alla sicurezza dei prodotti, utili anche per chi coltiva il proprio orto. Lo studio è stato pubblicato su Food Control, rivista dell’International Union of Food Science and Technology, l’organizzazione no-profit punto di riferimento del World Health Organization (WHO) e della Food and Agriculture Organization of the United Nations (Fao).
“Anche nella conduzione di un orto, lungo tutta la catena di produzione e raccolta, le verdure possono essere esposte in diversi modi alla contaminazione con batteri patogeni come la Salmonella – spiega Marvasi - Il nostro studio ha fatto il punto sulla letteratura esistente, a cui la ricerca fiorentina in questi ultimi anni ha dato un grande contributo, soprattutto per quel che riguarda la biologia e la coltivazione del pomodoro”.
La sicurezza microbiologica dell’acqua e dei fertilizzanti organici come il compost è di primaria importanza per evitare il rischio di contaminazione, che può essere causato anche dalla presenza di feci depositate dagli animali (mammiferi, piccoli rettili, insetti…) o di resti degli animali stessi. Il rischio può essere maggiore per gli ortaggi coltivati a terra e lo studio Unifi si è concentrato in particolar modo sulla coltivazione di peperoni, insalata e pomodori.
“Il batterio contamina un ortaggio danneggiato superando lo strato esterno, è quindi necessario preservarne l’integrità in tutte le fasi – racconta il ricercatore -. La scelta delle varietà aiuta ma, fra le altre azioni, sono importanti anche la solarizzazione del suolo (cioè la copertura del terreno con teli plastici trasparenti che innalzano la temperatura e uccidono molti dei batteri patogeni), l’uso di acqua pulita, fertilizzanti sicuri e una raccolta fatta con le condizioni di maturità dell’ortaggio opportune. Con tali accortezze – conclude Marvasi – non solo gli agricoltori ma anche chiunque abbia un orto può migliorare la sicurezza alimentare, mantenendo un raccolto sano, gustoso e nutriente”.