GIOVANNI BOGANI
Cronaca

"I sogni abitano gli alberi": il film di Marco Della Fonte sulle anime fragili e il diritto alla felicità

Il regista fiorentino Marco Della Fonte presenta il film "I sogni abitano gli alberi", che racconta l'incontro tra due anime fragili segnate dalla malattia mentale ma desiderose di felicità. Il film, premiato in vari festival internazionali, affronta tematiche profonde e toccanti.

Il regista fiorentino Marco Della Fonte presenta il film "I sogni abitano gli alberi", che racconta l'incontro tra due anime fragili segnate dalla malattia mentale ma desiderose di felicità. Il film, premiato in vari festival internazionali, affronta tematiche profonde e toccanti.

Si chiama "I sogni abitano gli alberi" il film di Marco Della Fonte, regista fiorentino, autore di apprezzati videoclip musicali – per Ligabue, Finardi, Vasco Rossi e molti altri – e di un documentario sulla musica soul, "Soul Journey", premiato in molti festival internazionali. "I sogni abitano gli alberi" non parla di musica, ma dell’incontro fra due anime fragili: due persone segnate dalla malattia mentale, ma con l’anima grande, e un uguale diritto alla felicità. "I sogni abitano gli alberi" sarà presentato oggi, alle 19, al cinema La Compagnia, in via Cavour.

Ci sarà il regista con i due protagonisti del film, l’inglese Keira Morgan e il fiorentino Pietro Ragusa, già visto in una pellicola che trattava tematiche legate alla malattia mentale, "Si può fare" di Giulio Manfredonia. Con loro ci saranno altri attori come il fiorentino Luciano Casaredi e una bravissima Giusi Merli, che interpreta la madre del protagonista.

L’incontro fra due anime fragili è il cuore del film. Due persone che hanno vissuto l’internamento negli ospedali psichiatrici, e ne sono uscite con insicurezze, ferite, cicatrici nell’anima. Siamo alla metà degli anni ’70, quando la rivoluzione portata da Franco Basaglia, che di lì a poco farà chiudere i manicomi, è nell’aria ma non si è ancora compiuta. Intorno, una campagna toscana severa, disadorna, non turistica ma vera.

Marco Della Fonte, da dove nasce l’idea del film?

"Mi interessano da sempre i problemi legati alla malattia mentale. Ho fatto una lunga ricerca, e ho raccolto molte testimonianze, molte storie di ‘matti’ legate a quel territorio dell’Appennino pistoiese dal quale proviene la mia famiglia, e dove ho girato il film. Ho fatto anche ricerche negli archivi del manicomio di San Salvi, a Firenze. Ho scoperto che molte relazioni, anche sentimentali, si stabilivano fra i degenti dei manicomi. Ho raccolto tutte le idee, e insieme a Pietro abbiamo pensato a una storia che le collegasse".

E’ stato difficile produrre il film?

"Molti produttori si sono rifiutati persino di leggere il copione, dato l’argomento. Per fortuna ho incontrato Keira Morgan, con la quale ho lavorato in un progetto precedente. Keira si è innamorata di questa storia, e grazie al suo entusiasmo e anche al suo contributo abbiamo potuto produrre il film".

Film che ha già avuto molti riconoscimenti.

"Fortunatamente sì: abbiamo vinto il British Independent Film Festival di Londra, e siamo stati premiati a Montréal, a Torino, e allo Spiraglio film festival, dedicato proprio a film sulla malattia mentale".

Da dove viene il titolo?

"Da una poesia di Alda Merini, che dice ‘I sogni possono abitare gli alberi’. Proprio lei è un esempio di persona che ha vissuto sulla sua pelle la detenzione in manicomio, il calvario degli elettroshock e della costrizione, per un motivo futile, un litigio con il marito".