REDAZIONE FIRENZE

I primi sette giorni di lessico dantesco

1 Trasumanar (Paradiso, I, 70)

Neologismo per indicare un’esperienza che va oltre l’umano. Dante lo usa per l’avvicinamento a Dio. E’ usato quando le parole non bastano più.

2 Color che son sospesi, (Inferno, II, 52)

È detto da Virgilio parlando di sé nel Limbo, ma è passato nell’italiano come forma proverbiale per indicare incertezza e attesa.

3 Bella persona

(Inferno, V, 101)

Espressione con cui Francesca da Rimini si riferisce al proprio corpo, di cui Paolo si innamorò. Dante la usa in senso fisico; oggi l’espressione si riferisce invece a chi ha doti morali.

4 Dolenti note

(Inferno, V, 25)

Dante comincia a sentire le grida di dolore dei condannati per aver peccato di lussuria. Nell’uso comune si intende fatti, circostanze, argomenti spiacevoli.

5 Tin Tin

(Paradiso, X, 143)

Voce onomatopeica, usata da Dante per indicare il gradevole suono delle ruote del congegno di un orologio a sveglia, paragonata alla corona delle anime beate che si muovono in giro cantando.

6 Mirra

(Paradiso, X, 143)

La misteriosa mirra, una resina, era reputata sostanza medicinale e veniva usata anticamente anche per imbalsanare. La portarono in dono i Magi a Gesù, assieme all’incenso.

7 Cricchi

(Inferno, XXXII, 30)

Voce onomatopeica con cui Dante rende il rumore dello scricchiolio del ghiaccio che sta per rompersi, riferendosi al Cocito, il fiume ghiacciato infernale.