I negozi storici non ce la fanno È ora di aiutarli

Cosimo

Ceccuti

Come il covid, il dramma del caro bollette colpisce tutti, pubblico e privato, famiglie e aziende, amministrazioni locali e negozi. Alla pandemia si è reagito con una forza morale che ha consentito di riprendersi da un disastro sanitario globale. Diverso è l’effetto dell’inflazione, delle speculazioni, delle ritorsioni per una guerra che dal punto di vista economico sta mettendo in ginocchio l’intero pianeta, creando una situazione ancora più difficile da fronteggiare. Assistiamo esterrefatti alla "disperazione", ai limiti della rabbiosa impotenza, particolarmente avvertita nella nostra città. Firenze fonda la sua forza e la sua vitalità sulla iniziativa dell’artigianato, dei commercianti, della piccola impresa a gestione familiare. Gente abituata a rimboccarsi le maniche, a sopportare sacrifici e rinunce, a "ripartire" dal nulla, come accaduto dopo le distruzioni della guerra o le alluvioni. È oggi la più colpita, poiché ha minore possibilità di ammortizzare e distribuire le perdite, con capacità di resistenza ridotta rispetto alle grandi catene commerciali.

Suscitano tristi sensazioni le forme di civile protesta, quali lo spegnimento delle luci delle vetrine, le saracinesche dei negozi abbassate, l’esposizione delle bollette a confronto di un solo anno solare, con un aumento dei costi esponenziale. Fa male vedere nel crogiuolo delle difficoltà, venir meno l’uno dopo l’altro i "luoghi simbolo" che nei decenni – in certi casi si può dire nei secoli – hanno costruito l’identità della città. Dopo la chiusura nel tempo di celebri librerie, da Seeber a Le Monnier, di caffè storici e bar come Le Giubbe Rosse e – recentemente - il Deanna; boccheggiano adesso locali quali la pasticceria Sieni e il bar San Marco, caro a Giovanni Giolitti, giovane funzionario a Firenze negli anni della Capitale. Sono un bene di tutti, non solo dei titolari, ed esigono attenzione e provvedimenti incisivi e immediati. Non siamo davanti a una fila di formiche: se calpestate, alcune muoiono, le altre sbandano e riprendono poi il loro percorso come se niente fosse accaduto. Ogni insegna che si spenge cancella in modo spesso irreparabile un pezzo di storia.

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