
Azienda da sempre privata l’Ortofrutticola del Mugello a Marradi, ma nata su impulso pubblico e utilizzando strutture messe a disposizione dal pubblico. Gestite a lungo da una cooperativa locale, poi passata in proprietà a un imprenditore avellinese. E infine ceduta da questo all’Italcanditi di Bergamo. Che ora vuole smantellarne tutta l’attività, per trasferirla in Lombardia. Renzo Mascherini (nella foto), allora presidente della Comunità Montana Mugello-Val di Sieve, fu uno dei protagonisti della nascita dell’Ortofrutticola. Sono passati quasi quaranta anni, ma il ricordo è ancora vivo.
C’era stata la fusione con la Comunità Montana dell’Alto Mugello "che aveva portato in dote al nuovo ente – ricorda Mascherini – un importante finanziamento dell’Unione Europea per la realizzazione nel Comune di Marradi di uno stabilimento per la lavorazione dei marroni. Nella zona industriale di Sant’Adriano era già stato costruito un edificio di 4 mila metri quadri ed erano disponibili ingenti finanziamenti per il suo completamento e per l’acquisto delle attrezzature e delle macchine per la lavorazione".
Fu un investimento per 3 miliardi di vecchie lire. E c’era un’idea precisa anche per la gestione: qualche anno prima la Comunità Montana dell’Alto Mugello, insieme a Coldiretti aveva promosso una cooperativa di castanicoltori. Ma la cooperativa rapidamente fallì. Aveva rotto il monopolio dei grossisti che acquistavano i marroni del Mugello e che l’anno successivo passarono al contrattacco tanto da bloccare il mercato, e per cercare di conservare i marroni si decise di metterli a "marinare" nell’acqua della piscina di Palazzuolo sul Senio. Una piscina piena di marroni, che in gran parte rimasero invenduti, provocando il fallimento della cooperativa.
"Quando divenni presidente della nuova Comunità montana – ricorda Mascherini – questa fu la prima questione difficile che dovetti affrontare: la parte muraria dello stabilimento c’era, c’erano i soldi per attrezzarlo, ma la cooperativa che doveva gestirlo era fallita". Ma Mascherini coinvolse un amico, Sergio Batistini, firenzuolino anche lui, che aveva lavorato per la Motta in Francia. E ai due si aggiunse Giancarlo Robba, che era stato dirigente della Motta, "un tecnico di valore – ricorda Mascherini- ottimo conoscitore dell’industria della lavorazione dei marroni". Così l’azienda decollò. La proprietà degli impianti e dell’immobile era pubblica, nacque l’Ortofrutticola per gestire l’attività, e una cooperativa di lavoratrici e lavoratori, la Co.Mar, pelava e glassava. Robba aveva peraltro un importante contratto di fornitura a una ditta giapponese – in Giappone i marron glacé si donavano durante i matrimoni, come i nostri confetti-, e da lì l’azienda marradese prese la spinta iniziale. Non furono momenti facili, all’inizio. Mascherini ricorda le proteste dei sindacati sulle condizioni di lavoro, le proteste della Coldiretti, e anche l’iniziale scetticismo dei marradesi: "Solo dopo trent’anni -dice- quando il fatturato aveva superato i dieci milioni di euro, e la produzione raggiunse la cifra record di due milioni e mezzo si scatole di marron glacé all’anno, più di 700 tonnellate di marroni canditi, e vi lavorano più di 60 persone in gran parte donne, i marradesi cominciarono ad apprezzare lo stabilimento".
Poi l’attività fu acquisita, e mantenuta fino al 2020, da Gaetano De Feo, imprenditore avellinese, che a Marradi iniziò a far lavorare anche castagne e marroni provenienti da Avellino. Neppure nel lungo periodo di De Feo mancarono le difficoltà, strutturali – con la questione del depuratore comunale utilizzato dall’azienda – e occupazionali, con l’intenzione talvolta manifestata dal proprietario di trasferire l’attività nel suo paese, a Serino. E alla fine, la decisione di vendere.
Paolo Guidotti