"Conoscevo la tesi di Giuliani – e l’ho proposta io al direttore Eike Schimdt. Ma tengo a precisare che è stato lui a dirmi ’perché non lo invitiamo?’ L’iter è partito così. Non era il caso di terroristi che scrivono libri e parlano del loro passato: sarebbe venuto a parlare di arte e inclusione". Il professore Fulvio Cervini ordinario di Storia dell’Arte medievale dell’università di Firenze, membro del cda degli Uffizi rivela la genesi dell’incontro cancellato e finito al centro delle polemiche.
"Si trattava di lavorare sull’inclusione – racconta il professore che ha convinte radici di sinistra e da sempre si occupa di progetti di dialogo fra il carcere e la società – avevamo valutato anche di non sovraesporre Giuliani, evitando di caricare il video dell’incontro su Facebook".
Ma l’incontro è cancellato o solo sospeso? "All’inizio si trattava di un rinvio tecnico in attesa dell’autorizzazione che doveva arrivare da Roma, adesso è diventata una sospensione sine die che è stata decisa nella giornata di venerdì".
Il professor Cervini poi precisa: "Quello con i detenuti è un programma che va avanti da anni, non era intenzione fare uno sfregio alla sensibilità dei familiari delle vittime. Quello di chi sostiene che non sia il caso di dare una ’tribuna’ a Giuliani è un punto di vista rispettabile. Ma sarebbe venuto a parlare di arte e della propria ricerca, giudicata innovativa dai suoi relatori. Ricordo che anche Adriano Sofri ha scritto mentre si trovava recluso. Forse c’è stata dell’ingenuità, ma per l’incontro agli Uffizi era stato privilegiato – conclude il docente – l’aspetto inclusivo e positivo della sua presenza e il fatto di dare spazio a un detenuto, ripeto, per parlare di arte".