Firenze, la guerra dei trapianti esclude il super prof

La Regione non è riuscita a vincere le logiche di potere e di campanile. E ora la Toscana rischia di perdere il chirurgo Muiesan

Paolo Muiesan sorridente dopo un intervento

Paolo Muiesan sorridente dopo un intervento

Firenze, 2 gennaio 2019 -  La guerra dei trapianti di fegato in Toscana rischia di far perdere a Careggi un’eccellenza assoluta nel settore. Il professor Paolo Muiesan è arrivato da più di un anno a Firenze dal Queen Elizabeth Hospital di Birmingham dove, una settimana al mese, continua a effettuare trapianti (anche al Childrens Hospital), la sua specialità assoluta (ne ha fatti più di mille da primo operatore).  

Nonostante a Careggi, in qualità di direttore della Chirurgia generale, il chirurgo veneto abbia già fatto da richiamo, a livello nazionale, per gli interventi più complessi di chirurgia epatobiliare – campo nel quale è impegnato a formare una scuola, realizzando un polo d’eccellenza, in modo anche da fermare le fughe di pazienti toscani verso le altre regioni –, i trapianti no. Può farli solo a Birmingham: qui nella nostra regione non gli è consentito. A parte un numero abbastanza esiguo di trapianti effettuati su bambini all’ospedale pediatrico Meyer.  

Roba di cui si fatica a sentir parlare nel 2020. Dove ancora, nella nostra Toscana all’avanguardia della medicina, evidentemente continuano a dominare le logiche di campanile. Il problema è serio perché rischia non solo di fare andar via il prof Muiesan da Firenze ma anche di fare indietreggiare lo stesso centro pisano dove l’unità operativa di Chirurgia epatica e trapianti di fegato di Cisanello, diretta da Paolo De Simone, nel 2018 aveva raggiunto risultati molto significativi, sia in termini numerici, sia in termini di qualità, riuscendo a eguagliare il centro delle Molinette di Torino (il top in Italia) per esiti a cinque anni dall’intervento.

E’ fallito – almeno sin qui – l’obiettivo che si era data la Regione con una delibera approvata dalla giunta all’antevigilia di Natale di un anno fa, secondo la quale, sulla carta, doveva essere riorganizzato l’intero sistema trapianti in Toscana. Un sistema per il quale il direttore generale del Centro nazionale trapianti, Alessandro Nanni Costa, in una lettera all’assessore regionale al Diritto alla salute Stefania Saccardi, aveva segnalato criticità. Alla base della riorganizzazione c’era proprio l’integrazione dei centri d’eccellenza nell’ottica della rete di servizi. Tutto questo per ottimizzare al massimo le competenze e le professionalità presenti nel sistema regionale e per evitare duplicazioni inutili e anche potenzialmente dannose. «Il nostro obiettivo è riuscire a far fare i trapianti a Pisa al chirurgo Paolo Muiesan che è un’eccellenza indiscussa a livello internazionale – spiega Saccardi – Per ora però non ci siamo riusciti ed è un vero peccato". Con questa prospettiva, e il via libera già ottenuto da Careggi, il chirurgo Muiesan avrebbe potuto fare trapianti a Pisa, contribuendo alla crescita del centro di Cisanello e all’affermazione di un’eccellenza toscana. Invece no. I timori che la politica fosse pronta a depotenziare il centro trapianti di Pisa per favorirne la nascita di un altro a Firenze aveva fatto scrivere il primo capitolo di questo libro al chirurgo pisano Daniele Pezzati che ne aveva parlato in un post strappalike la notte di Capodanno di un anno fa. I centro trapianti a Firenze non si farà, proprio perché esiste già quello di Pisa e in una regione sarebbe inutile e dannoso duplicare un centro del genere. Però... Mentre il messaggio di Pezzati su Facebook continua a raccogliere pollici insù (siamo a 68mila), commenti (10mila) e condivisioni (24mila), l’ospedale pisano ha sbarrato la strada al bisturi di Paolo Muiesan. Ma sino a quando ci potremo permettere che guerre di campanile, di potere, di primato, o che ciascuno le chiami pure come preferisce, facciano un danno al sistema e ai cittadini, non consentendo a un fuoriclasse di fare quello che all’estero ci invidiano e per cui lo ospitano una settimana al mese? Fino a quando? Sempre che qualcosa del genere possa essere anche solamente contemplabile. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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