Guerra al virus "Faremo capsule di clorochina"

L’Istituto farmaceutico militare ancora in prima linea "Pronti a creare il medicinale che ostacola il Covid"

C’è un’altra medaglia appuntata sul petto dello stabilimento Chimico Farmaceutico Militare, eccellenza fiorentina, che già da marzo si era attivato nella guerra al Covid 19 iniziano a produrre disinfettanti e sostanze ad attività germicida e battericida.

Duemila litri al giorno, con l’ambzione di incrementare la produzione, di una sostanza che il direttore dell’istituto, il colonnello Antonio Medica, ebbe a definire "da battaglia", un prodotto "che non è un gel perché richiederebbe tempi troppo lunghi bensì un composto di alcol, glicerina che non fa screpolare le mani, acqua ossigenata ed acqua", "soluzione in grado di uccidere il virus in trenta secondi, massimo un minuto".

Una nuova medaglia dicevamo. E lo stabilimento se la sta guadagnando preparandosi alla produzione di clorochina, un medicinale sperimentale contro il Covid-19. "L’idrossiclorochina e la clorochina sono due anti malarici che vengono normalmente impiegati per il trattamento di malattie tipo l’artride reumatoide - ha spiegato giovedì sera a ‘Porta a Porta’ il colonnello Antonio Medica - In questo caso si stanno osservando degli studi applicativi per verificare un eventuale trattamento curativo nel Covid. Noi, come unità produttiva dell’Agenzia Industria Difesa, abbiamo una capacità di produrre compresse, perché quotidianamente produciamo farmaci orfani che distribuiamo a oltre tremila pazienti italiani, quindi non abbiamo difficoltà tecniche ad avviare anche una produzione di questo tipo di medicinale".

"Stiamo già individuando possibili fornitori internazionali della materia prima, perché si deve partire dalla disponibilità della materia prima - ha concluso - abbiamo già individuato delle strade per poterla approvvigionare e una volta che arriva la materia prima possiamo mettere a punto compresse o capsule in tempi relativamente brevi". Un nuovo, concreto, impegno nella battaglia arriva dunque da Firenze e la cosa non può far altro che inorgoglirci.

Nei giorni scorsi l‘epidemiologo Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di Virologia e Microbiologia dell’Università-azienda ospedale di Padova, si era espresso così in merito al prodotto di cui si parla tanto in queste ultime ore:

"La combinazione che ora si usa di più è la clorochina, che è un antimalarico, insieme alla azitromicina, un antibatterico".

"E pare che funzioni" aveva aggiunto poi concludendo il suo ragionamento l’epidemiologo poiché si tratta di "farmaci che interferiscono con alcuni processi della cellula che sono importanti per l’assembramento dei vari componenti del virus. In qualche modo ne ritardano la moltiplicazione".

E. Baldi

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