Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, non vuol sentir parlare di restauro ma di ripristino. Ed è giusto così perché Palazzo Settimanni in via delle Caldaie, prima fabbrica di Gucci a Firenze aperta nel ’53, torna a rivivere nel suo splendore come Casa dell’Archivio della maison e proprio da ieri, in occasione di Pitti Uomo 100 ma soprattutto come occasione per celebrare i 100 anni del marchio fondato da Guccio Gucci nel 1921. Nel palazzo del ’400 ci sono 2800 metri quadri con tutto l’archivio dell’azienda per ogni settore, diviso su 5 piani, ma piatto forte sui primi due divisi tra esposizione e conservazione.
"Il mio compito era di riportare a casa molti oggetti, come se li avessimo aiutati a tornare in famiglia. In un luogo dove apparentemente si conserva il passato, ma che è un ponte con il contemporaneo", dice Alessandro Michele. Apertura ieri con visite e cocktail per festeggiare questo svelamento tanto atteso, in quell’Oltrarno operoso e artigiano che tanti maestri ha dato negli anni a Gucci. E Alessandro Michele lo sa e lo vuole rimarcare. Perché il saper fare e la manifattura sono una ricchezza unica, specie per un’azienda del lusso. Nel tempo questo luogo è stato fabbrica, laboratorio e showroom. Oggi racconta la sua storia e quella delle borse e degli abiti e degli accessori che raccontano un mito di stile e di bellezza. In un dialogo tra passato, presente e futuro che servirà da fonte di ispirazione e di studio per i talenti creativi di Gucci, ché per ora solo loro lo potranno vedere e consultare. Il luogo si chiama anche Gucci Education, e serve a formare i dipendenti del brand. Incantano le esposizioni dentro grandi teche di valige vintage, oggetti d’argento, mocassini e mazze da golf, bracciali e bicchieri, foulard e occhiali, e le borse del mito, la Jackie, la Bamboo e la Morse.
Eva Desiderio