Grazia Livi, scrittrice per vocazione

Biancastella

Antonino

Narrare è un destino": è attraverso questo titolo affascinante che ho conosciuto Grazia Livi che mi ha tenuta incollata alla lettura dei suoi saggi e alle pagine dei suoi romanzi. Grazia nasce a Firenze nel 1930 in una famiglia di fiorentini colti, studia e si laurea in filologia romanza con Gianfranco Contini, avendo come maestri De Robertis, Longhi, Salvemini e Migliorini, nomi di spicco nel panorama letterario italiano. Si sposa e comincia a lavorare come giornalista e inviata (dal 1960 al ’70) per varie testate tra cui La Nazione, Il Mondo, Epoca. Il lavoro le permette di conoscere figure importanti del ‘900, ma l’esigenza di "tornare a casa", come scrisse, per dare ascolto alle sue vere aspirazioni e guardarsi dentro, la spinge a diradare l’attività giornalistica; nasce, così, il suo primo romanzo, "Gli scapoli di Londra", recensito da Eugenio Montale che di lei disse: "poche donne sanno scrivere come la Livi". Di sé e della sua vocazione alla scrittura diceva: "Tutta la mia vita è una storia di parole pensate che mi hanno pungolato come uno sciame d’api". La lingua, la sua prosa, sono un lavorio paziente, doloroso e luminoso che cerca, cancella, riscrive alla ricerca di una unitarietà "tra materia e astrazione, corpo e spirito". E anche i saggi in cui racconta le storie delle donne della grande letteratura femminile del ‘900, sono biografie "speciali", perché la Woolf, la Dickinson, e le altre sono osservate nelle piccole cose, nelle pieghe della loro vita privata, nelle ritrosie e nelle timidezze, nel loro essere nel quotidiano, perché nello scrivere le donne portano la loro interezza, la loro vita vera. Numerosi sono stati i premi assegnati alle sue opere: nel 1959 il" Bagutta Tre Signore", per il suo primo romanzo, nel 1961 "Premio Saint-Vincent per il giornalismo", nel 1991 "Premio Viareggio", sezione Saggistica e nel 2006 "Premio Alessandro Manzoni" e "Premio Alghero Donna" per il romanzo "Lo sposo impaziente", ispirato dai diari di Tolstoj e di sua moglie, in cui narra il viaggio e la loro prima notte di nozze. La Livi, che si definiva soltanto "una donna che scrive" è scomparsa a Milano nel 2015.

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