
l'investitura di Niccolò Garbarino con il nome di Leopoldo XI il Giovane
Firenze, 30 dicembre 2019 - Sembrava defunta da tempo e sepolta. Invece, come coro comanda, la goliardia non è morta. Anzi. Da qualche tempo è risorto il Sacro e Privato Ordine del Cilindro, sovrano nella facoltà di scienze politiche Cesare Alfieri, prestigiosa palestra di politologi, storici, sociologi e diplomatici. Firenze nel campo è maestra di vita fin dagli albori degli anni '20. Poi, chiusa la parentesi bellica e defunto, questo sì, il regime fascista, è risorta nel 1946, per poi conoscere anni di splendore fino alla grande contestazione del '68, che è riuscita soltanto a relegarla in un angolo. Ma sotto la cenere il fuoco di Bacco, Tabacco e Venere non si è mai spento del tutto. Qual è il segreto? Anzitutto, avere bene le idee chiare che il gusto di non prendersi mai sul serio, significa essere forti nell'affrontare la vita a qualunque età, soprattutto se non si hanno più i canonici vent'anni. Secondo, che essere goliardi non vuol dire essere solo scanzonati, ma scegliere di esserlo, dopo aver cercato e spesso ottenuto l'eccellenza negli studi e nelle professioni. Un esempio lampante, e non poteva essere altrimenti, sono gli "Amici Miei", creati da Pietro Germi e portati sul grande schermo da Mario Monicelli, sulla base di una sceneggiatura scritta da tre grandi come Piero De Bernardi, Leonardo Benvenuti e Tullio Pinelli, tutti goliardi di straordinaria carriera. Soprattutto nei primi due atti della trilogia episodi realmente accaduti, con l'organizzazione a modo loro dei goliardi fiorentini sono finiti, con lievi modifiche, al cinema. Uno su tutti: Melandri protagonista della sacra rappresentazione della Via Crucis, trasformata in vero calvario dagli amici travestiti da figuranti, è frutto di quanto accaduto realmente in un altro contesto, quando, negli anni '50, fu chiesto alle associazioni studentesche di partecipare a un'azione scenica del Venerdì Santo, che venne interpretata in maniera, diciamo così, non letterale, con tanto di frustate vere al povero cristo, interprete del Nazzareno, e apprezzamenti inequivocabili sull'avvenenza della Maria Maddalena di turno, invitata a non pentirsi e a rientrare rapidamente nel suo ruolo professionale rimandando la spiritualità a un'età assai più matura.
Per tornare all'attualità, alla Cesare Alfieri far parte dell'Ordine del Cilindro è più che un titolo di merito e rientra nella grande tradizione dei predecessori che sono stati, solo per citarne alcuni, i politologi Giuseppe Maranini e Giovanni Sartori, gli storici Giovanni Spadolini e Luigi Lotti, oltre a tantissimi studenti e docenti che hanno lasciato il segno nella vita e talvolta, ahimè in negativo, sul libretto universitario. Oggi insomma, in un clima generale di rivalutazione di un passato mai tramontato, i "cilindrini" possono contare sulla riapertura dello storico Ordine, omaggio al copricapo emblema della carriera diplomatica, compiuta con l'elezione a nuovo Gran Maestro di Niccolò Garbarino, figlio d'arte, che si è imposto il nome di Leopoldo XI il Giovane. L'investitura da parte del Supremo Consiglio è avvenuta a Villa Gerini di Colonnata nell'autunno scorso durante un galà che non ha fatto rimpiangere le sontuose feste degli anni '50 e '60. Qualcosa si sta muovendo anche nelle altre facoltà e c'è speranza che si possa tornare ad affrontare la vita con quel pizzico di sfrontatezza in più, che consente di mantenersi con la schiena dritta quando tutto intorno appare sempre più labile e dominato dal virtuale. Gaudeamus.