OLGA MUGNAINI
Cronaca

"Gli Ebrei, i Medici e il Ghetto di Firenze: Una Mostra per Riscoprire la Cultura Fiorentina"

Inaugurata a Palazzo Pitti, la mostra "Gli ebrei, i Medici e il Ghetto di Firenze" esplora la storia dell'ebraismo fiorentino, attraverso manoscritti, dipinti, arazzi e opere d'arte. Una mostra che rivela l'importante contributo ebraico alla cultura italiana.

Mai esposizione poteva arrivare in un momento più contingente. Ma anche in un contesto di di massima tensione, dove anche una marcia per la pace si trasforma in un’iniziativa divisiva.

E’ in questo clima che ieri mattina a Palazzo Pitti si è inaugurata la mostra "Gli ebrei, i Medici e il Ghetto di Firenze", ghetto fondato da Cosimo I e Carlo Pitti nel 1570 nel centro storico e demolito nel corso del riordino urbano del Poggi tra il 1892 e il 1895.

Organizzata dalle Gallerie degli

Uffizi e allestita tra la Galleria d’arte moderna, Sala dei Fiorino e Sala della Musica della reggia di Pitti, la mostra è curata da Piergabriele Mancuso, Alice S. Legé e Sefy Hendler e sarà visitabile fino al 28 gennaio.

Articolata in cinque sezioni, attinge allo straordinario patrimonio culturale fiorentino e a importanti prestiti internazionali, svelando una pagina significativa e dimenticata della strategia politica dei Medici, in un contesto plurisecolare di conflitti, diplomazia e scambi culturali.

Il percorso si apre nella Firenze di Cosimo il Vecchio e Lorenzo il Magnifico, con manoscritti miniati di commissione ebraica e medicea, frutto dell’interazione tra scribi ebrei e artisti cristiani del primo Rinascimento toscano, con prestiti dal Jewish Theological Seminary di New York e da svariate biblioteche italiane.

L’immaginario repubblicano e quello mediceo si intrecciano nella raffigurazione di paradigmatiche figure bibliche, ‘eroi ebrei’, come il David in bronzo di Donatello (in prestito dai Musei di Berlino), o il Giuseppe della serie di arazzi tessuta nelle fiandre per Cosimo I, di cui è presentato in mostra l’imponente Sogno dei manipoli. Il percorso affianca figure mitiche a personaggi reali, rivelando tasselli poco noti della storia dell’ebraismo fiorentino, come l’attività dell’esploratore Moisè Vita Cafsuto o quella del pittore ebreo Jona Ostiglio, di cui verranno esposti sette dipinti a lui recentemente attribuiti.

"La mostra è frutto di oltre un decennio di ricerche che hanno visto, tra l’altro, la riscoperta del pittore ebreo Jona Ostiglio, attivo nel Seicento alla corte dei Medici - afferma il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt –. Ma è ancor più fondamentale il contributo ebraico alla cultura fiorentina e italiana".