COSIMO
Cronaca

Giubbe Rosse Aspettando la rinascita

Cosimo

Ceccuti

Suscita un sentimento di profonda malinconia attraversare piazza della Repubblica e vedere il bandone abbassato delle Giubbe Rosse, il più celebre dei caffè-storici italiani. Torna in mente lo straordinario passato, i tavoli affollati nelle diverse stagioni dai protagonisti della cultura del ’900. I giovani Papini e Prezzolini erano lì, all’inizio del XX secolo a progettare la rivista innovativa il “Leonardo“, seguita nel 1908 dalla “Voce“, fra i più avanzati e pragmatici periodici del giornalismo militante. Fra 1913 e 1915 si insediano i futuristi, da Soffici a Palazzeschi, allo stesso Papini, impegnati nella compilazione del portavoce del movimento, il periodico “Lacerba“.Negli anni fra le due guerre, con i camerieri costretti dal regime fascista a cambiare il colore delle giacche, bianche in luogo delle rosse di origine viennese, escono le riviste di Bonsanti, con Ungaretti e Montale, “Solaria“ e “Letteratura“, fino a “Campo di Marte“ (1938) di Vasco Pratolini, con Bigongiari e Parronchi, Saba e Gadda. Sono gli anni Trenta, animati dai protagonisti dell’ermetismo, gli interpreti della “letteratura come vita“, avrebbe scritto più tardi Carlo Bo: Luzi e Landolfi, Macrì e tanti altri. Ce n’è abbastanza per “pretendere“ la restituzione alla città di un pezzo insostituibile della sua storia, direi della sua stessa anima. Il locale è riconosciuto come bene culturale dal Ministero della Cultura ed è inserito nell’elenco delle attività storiche promosso dal Comune, con gli opportuni vincoli posti dalla Soprintendenza, insegne e arredi compresi. La società proprietaria ha comunicato in questi giorni la riapertura del Caffè-storico per la primavera (ovvero fra un paio di mesi o poco più), a completamento dei lavori di ristrutturazione. Auguriamoci che questa volta i tempi siano rispettati.